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Giacomo Alberione, SSP
Ut Perfectus sit Homo Dei

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Magistero pontificio sulla castità

     Dagli insegnamenti dei Pontefici, specialmente da Pio XII, ricaviamo alcuni punti:

     1. È errore pensare che la castità perfetta sia nociva al corpo e che essa sia impossibile. È possibile: e lo prova la storia. Volontà e grazia del Signore possono dominare l’istinto sessuale e della concupiscenza. Aggiunge: «Per il perfetto dominio non basta astenersi solamente dagli atti direttamente contrari alla castità; ma è assolutamente necessario rinunziare volentieri e con generosità a ciò che, anche lontanamente, offende questa virtù».

     2. Condanniamo l’opinione che presenta il matrimonio come il solo mezzo per assicurare alla personalità umana il suo sviluppo e la sua perfezione umana. Il matrimonio è sacramento, la professione religiosa no. Ma la grazia del matrimonio è per compiere i nuovi doveri degli sposi. Ma esso non è istituito come mezzo di perfezione, bensì la castità perfetta come impegno religioso. Come è da ricordarsi che, per la legge del celibato,


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il Religioso, specialmente se Sacerdote, è ben lontano dal perdere la paternità; anzi la perfeziona ed allarga verso tanti figli spirituali: «Per Evangelium ego vos genui».5

     3. Non vive in una solitudine il cuore di chi è consecrato a Dio; anzi vive in un amore immensamente superiore, confortato dalle maggiori comunicazioni con Dio, sicurezza della gioia che descrive S. Giovanni parlando degli uomini che si astennero dalle donne: «Sono vergini ed essi seguono l’Agnello dovunque vada» [Ap 14,4].

     4. È opinione quanto mai falsa e perniciosa il pensare che la Chiesa oggi ha più bisogno di buoni padri e madri viventi esemplarmente nel mondo che non di persone consecrate a Dio. Dobbiamo perciò condannare quelli che, guidati da tale errore, distolgono giovani dalla vita religiosa e sacerdotale.

     5. È falsa l’asserzione che le persone consecrate a Dio divengano estranee alla società. Invece sono proprio tali persone che con la preghiera, il sacrificio, l’apostolato più vario e generoso contribuiscono al bene della società.

     6. Per abbracciare la vita di perfezione occorrono: libera scelta, vocazione divina, morale garanzia che usando i mezzi (cioè «vigilate et orate»6) si persevererà. Quindi la frase di S. Paolo: «Coloro che non possono contenersi, si sposino; è meglio sposarsi che bruciare» [1Cor 7,9]. I Confessori, Direttori spirituali e Superiori hanno nel consigliare doveri ben gravi, sia nell’esortare a seguire tale via, sia nell’invitare od imporre ad abbandonarla.


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     Si fa la domanda: Per questa morale garanzia che l’aspirante persevererà, quanto tempo per impegnarsi si richiede che non vi furono cadute? Gli Autori discordano: da tre a un anno ed anche meno. Vi è poi tanta diversità tra individui ed individui: un caso si ha quando l’aspirante, anche per robustezza fisica, è molto tentato, ma combatte, prega, vigila, si dona energicamente ai suoi doveri... Altro caso è dell’aspirante fiacco, un po’ trascurato in tutto, flemmatico; che sarà di lui quando sarà ai 25-35-40 anni, quando si troverà in circostanze delicate, lascerà la preghiera, non abituato alla lotta, non esaurirà le sue forze nell’amore a Dio, nell’apostolato? Inoltre dipende dalla vita che dovrà fare in seguito: sarà con i fanciulli? passerà molte ore al tavolino? al confessionale? in ambienti pericolosi? in casa? Allora: si pensa, si prega, si cerca consiglio, si fanno anche penitenze: per una decisione. Può essere necessario in alcuni casi il consiglio di un medico veramente di coscienza.

     7. Pio XII: «Se accadesse che qualcuno che non sentisse di aver ricevuto il dono della castità (anche dopo averne fatto voto), non cerchi di mettere innanzi la sua incapacità di soddisfare l’obbligazione assunta. Perché Dio non comanda l’impossibile; ma, comandando, ammonisce di fare quanto puoi, e di chiedere ciò che non puoi; e ti aiuta affinché possa. Questo va detto contro medici, talvolta anche cattolici, che per persone indebolite, nervose, consigliano il matrimonio per un miglior equilibrio psichico: “Dio è fedele, non permette tentazioni oltre le forze; con la tentazione darà il potere ed il merito della vittoria” [cf. 1Cor 10,13], dice San Paolo».


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     Mezzi per conservare la castità: Vigilanza e preghiera, secondo la parola del Maestro Divino: «Vigilate et orate» [Mt 26,41; Lc 22,40].

     Vigilanza: su di noi e sulle occasioni. Essa è necessaria in tutta la vita in modo assoluto. Portiamo sempre la carne con noi: e San Paolo dice una verità di quotidiana esperienza: «La carne ha desideri contrari allo spirito, lo spirito ha desideri contro la carne» [Gal 5,17]. Eppure carne e spirito devono fare assieme il viaggio della vita.

     Crocifiggere la carne: «Quelli che sono di Cristo hanno crocifisso la loro carne con i vizi e le concupiscenze» [Gal 5,24], dice San Paolo.

     Non vale essere Religiosi o Sacerdoti, Maestri o Discepoli, vecchi o giovani; perciò San Paolo dice di sé, pur già avanti negli anni: «Maltratto il mio corpo, perché non avvenga che, dopo aver predicato, divenga reprobo io stesso» [1Cor 9,27]. Il Maestro Divino richiama: «Io vi dico che chiunque avrà guardato una donna con cattivo desiderio, già in cuor suo ha peccato con essa. E se il tuo occhio destro ti scandalizza, strappalo via da te. È meglio che perisca un membro piuttosto che mandare tutto il corpo all’inferno» [Mt 5,28-29]. Guai! a cedere un poco.

     Tutti i Santi e Dottori avvertono: occorre la fuga delle occasioni. San Girolamo dice: «Io fuggo per non essere vinto!».

     Si comprende che i pericoli vi sono ovunque, anche nei conventi; ma nel mondo sono più numerosi; ed i mezzi meno abbondanti.


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     Vi sono tendenze erronee: si pensa da alcuni che, oggi, tutti i cristiani, specialmente i Sacerdoti, non devono essere segregati dal mondo, come nei tempi passati; e perciò si devono esporre al rischio della castità ed anche allo sbaraglio per vedere se dimostrano forza e di uscirne sani. Perciò i giovani chierici, e gli stessi giovani aspiranti alla vita religiosa, secondo tali tendenze, devono, anche contro le leggi ecclesiastiche e naturali, leggere tutto, veder tutto, sentire tutto, allo scopo di rendersi insensibili. Dicono: il mondo oggi è così; e chi vuol far del bene al mondo bisogna che si metta nel mondo. Gravissimo errore: «Chi ama il pericolo, perirà in esso» [Sir 3,25], dice lo Spirito Santo. S. Agostino scrive: «Non dite che vi sono anime pure quando gli occhi sono immodesti». Dice Gesù al Padre Celeste: «Io li ho mandati nel mondo (gli Apostoli suoi)»; ma prima aveva detto: «Essi non sono del mondo, come neppur io sono del mondo». Poi aggiunge: «Non ti chiedo che li tolga dal mondo, ma che li liberi dal male» [Gv 17,14-18].

     La Chiesa ha stabilito norme sapienti e anche frutto di esperienze secolari, per assicurare: 1) che le vocazioni non siano rovinate quando ancora sono tenere pianticelle; 2) che ciascuno salvi la propria anima; 3) e che intanto porti la salvezza alle persone costrette a vivere nel mondo.

     Gli aspiranti alla vita religiosa o sacerdotale siano segregati dal tumulto secolaresco prima di essere inseriti nella lotta.

     Ciò avvenga poco per volta, come e da chi deve


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fare; man mano che vi è bisogno e che l’aspirante si è fortificato.

     Si inculchi il pudore cristiano.

     Si facciano brillare nell’anima i santi ideali della purezza.

     Si adoperino tutti i mezzi preventivi, specialmente ambiente fervoroso, abbondanza di predicazione e frequenza ai sacramenti della Penitenza e Comunione.

     Vi sia un savio e santo Direttore spirituale.

     Si infonda una tenera e filiale devozione a Maria.

     La custode della verginità è la carità; ma la custode della carità è l’umiltà.




5 «Vi ho generati mediante il Vangelo» (1Cor 4,15).



6 «Vigilate e pregate» (Mt 26,41).




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