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Giacomo Alberione, SSP
Ut Perfectus sit Homo Dei

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Cautele ed educazione alla castità

     Sempre ed in ogni genere di peccati vale la massima: concedere tutto il lecito porta sicuramente all’illecito; rubare uno spillo è l’inizio di una vita di ingiustizie e furti; Giuda iniziò la sua tremenda rovina con l’appropriarsi di qualcosa delle offerte fatte a Gesù ed Apostoli; chi si abitua a venialità non combattute finirà col mortale.

     Tener presente che:

     1. Le due concupiscenze: golosità e la sete del piacere sensuale, vanno sempre unite, secondo l’esperienza e la Sacra Scrittura; tuttavia è raro il caso in cui manchi la terza sorella, che è l’oziosità.

     2. All’orgoglio segue praticamente sempre la sensualità: perché Dio lascia che discenda nel fango chi si insuperbisce nello spirito: chi si esalta sarà umiliato.

     3. Tra i venticinque e quarant’anni gli assalti del nemico sono generalmente più violenti; allora occorre maggior preghiera e assidua vigilanza.

     Tenere presente un’arte facile a praticarsi per educare alla purezza religiosa. Quando incominciano gli stimoli


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del senso suggerire ai giovani un voto temporaneo di castità: da otto a novanta giorni, secondo lo stato del giovane; la frequente consecrazione a Maria; lettura delle biografie di santi giovani.

     Tenere occupatissimi i giovani: pietà varia ed abbondante, studio ben controllato, apostolato intenso, ricreazioni occupate da giuochi.

     Destare con molti accorgimenti la vita dello spirito, dei desideri nobili, dei grandi ideali di perfezione, di anime, di sante iniziative, di cielo.

     I premi della verginità: vita più lieta ed elevata moralmente; più efficacia sulle anime nell’apostolato; serenità innanzi alla morte ed al giudizio di Dio; una particolare aureola di gloria in cielo; nella risurrezione finale un corpo più splendente.

     È tuttavia da meditarsi la parabola delle dieci vergini: cinque prudenti e cinque stolte.

     La verginità deve avere attorno un corteo di virtù: teologali, cardinali e morali. Una verginità orgogliosa è vana.

     Ecco la parabola:

     «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini, le quali, prese le loro lampade, andarono incontro allo sposo e alla sposa. Cinque di esse erano stolte e cinque prudenti. Le stolte, nel prendere le lampade, non s’erano provviste d’olio: le prudenti, invece, con le lampade presero anche l’olio nei vasetti. Ora, siccome lo sposo ritardava, incominciarono tutte a sonnecchiare e poi


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s’addormentarono. Verso mezzanotte si levò un grido: “Ecco lo sposo; uscitegli incontro”. Allora tutte quelle vergini s’alzarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle prudenti: “Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Ma le prudenti risposero: “No, perché poi non basta né a noi né a voi. Andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ma mentre quelle vi andavano, giunse lo sposo e quelle che erano pronte entrarono con lui alle nozze. Quando arrivarono le altre vergini, la porta era già chiusa. Cominciarono a dire: “Signore, Signore, aprici”. Ma egli rispose loro: “In verità, in verità vi dico, non vi riconosco”. Vegliate adunque, perché non sapete né il giorno né l’ora» (Mt 25,1-13).

 




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