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Giacomo Alberione, SSP
Ut Perfectus sit Homo Dei

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Formare la coscienza

     Formare la coscienza di un giovane è il massimo impegno di un educatore, dice Pio XII. Infatti da una coscienza retta ed illuminata dipende il buon avvenire per la vita e per l’eternità; dalla mancanza di coscienza si può prevedere ogni disastro morale e materiale.

     A formare la coscienza concorrono tre elementi: convinzioni profonde, nella mente; abitudini buone, conformi ai principii; l’aiuto della grazia che soccorra alla fragilità umana.

     L’Aspirante vive nell’Istituto un tempo sufficientemente lungo per la formazione della coscienza; ma è del tutto necessario che egli si apra col suo Maestro, e che il Maestro, conosciute le sue necessità ed il suo stato spirituale, lo aiuti con il consiglio, la paziente carità, la preghiera.

     Nel nostro Istituto, se vi è tra Aspirante e Maestro


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una santa intimità e collaborazione, non sarà difficile il compito.

     Formata la coscienza non occorrono la minuta assistenza disciplinare, la vicinanza, i richiami, i castighi; la persona ha acquistato un carattere; e diviene capace di sostenere e formare altri.

     La coscienza per essere piena deve fondarsi sopra la chiara conoscenza della vita, presente ed eterna; sopra la cognizione di Dio Creatore, Redentore, sempre provvido; sopra la convinzione, che, usciti dalle mani creatrici di Dio, nostro Padre, vi torneremo per il resoconto dei talenti e grazie ricevute; che al di là vi sono due eternità: la felice e l’infelice; che ognuno ha davanti a sé due vie, quella stretta che mette capo al cielo e quella comoda che mette capo all’inferno; che siamo materialmente liberi di scegliere l’una o l’altra; che con la morte finisce la scena presente; che nel mondo presente crescono assieme il buon grano e la zizzania; che in fine avverrà la separazione tra l’uno e l’altra, il grano nella casa del Padre Celeste, la zizzania al fuoco; che la morte può incoglierci ogni momento, perciò l’estote parati;5 che la vita è una prova di fede, di amore, di fedeltà a Dio.

     E queste verità si dovranno ricordare di continuo, finché formino la guida e la luce in ogni progetto, pensiero, sentimento, opinione, azione.

     La grande verità sta qui: la vita è ordinata all’eterna felicità; ma per arrivarci è necessario: conoscere, amare, servire il Signore, come docili figli; seguendo la Chiesa, Dio premierà tutto ciò che sarà fatto secondo


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la sua santa volontà. «In omnibus operibus tuis memorare novissima tua et in æternum non peccabis».6

     Il Superiore ha da rendersi, poco a poco, inutile: perché già il Religioso ha una vita fondata sui principii eterni; e nelle varie contingenze ricorre alla preghiera. E tuttavia, con più larghe convinzioni, con un buon governo di se stesso e con soda pietà, progredirà ancora ogni giorno: potrà raggiungere la santità, vivendo in Gesù Cristo.




5 «State pronti» (Mt 24,44).



6 «In tutte le tue opere ricordati della tua fine e non cadrai mai nel peccato» (Sir 7,40).






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