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Giacomo Alberione, SSP
Ut Perfectus sit Homo Dei

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Presa di coscienza e obiettivi

     L’esame di coscienza è una presa di conoscenza o inchiesta sul nostro stato spirituale. Viene anche definito «una inquisizione della nostra coscienza per verificare il bene ed il male che è in noi, o vien fatto da noi; soprattutto scopre la disposizione fondamentale della nostra anima di fronte a Dio ed alla nostra santificazione».


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     «Chi non conosce se stesso è nella morale impossibilità di santificarsi. E soltanto chi fa l’esame di coscienza conosce se stesso».

     Conoscere il bene per dire: Dio sia benedetto! perché tutto viene da Lui. Conoscere il male per dire: voglio, con la divina grazia, toglierlo dal mio cuore. Conoscere quanto resta da fare per operare e camminare.

     Ognuno ha obblighi derivanti dalla qualità e quantità di talenti: chi ha ricevuto cinque, chi due, chi uno. Ne deriva l’obbligatorietà proporzionata di amministrarli rettamente. Il resoconto finale: «Cui multum datum est multum quæretur ab eo».1

     Di conseguenza: per una completa conoscenza di noi stessi:

     a) Bisogna quindi rilevar sinceramente, senza falsa umiltà, tutte le doti che il Signore ha posto in noi, non certo per gloriarcene, ma per esprimerne riconoscenza al loro Autore e per diligentemente coltivarle: sono talenti che Dio ci ha affidati e di cui domanderà conto. Il terreno da esplorare è quindi vastissimo, perché comprende e i doni naturali e i doni soprannaturali: quello che avemmo più direttamente da Dio, quello che ricevemmo dai genitori e dall’educazione, quello che dobbiamo ai nostri sforzi confortati dalla grazia.

     b) Ma bisogna pure riconoscere coraggiosamente le nostre miserie e i nostri falli. Tratti dal nulla, al nulla continuamente tendiamo; non sussistiamo e non possiamo agire che coll’incessante concorso di Dio. Attirati al male dalla triplice concupiscenza, questa tendenza viene cresciuta


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dai peccati attuali e dalle abitudini che ne risultano. Umilmente riconoscerlo, e, senza scoraggiamento, risvegliare in noi tutte le facoltà, con la grazia di Dio, per guarire le ferite, praticare le virtù, mirare decisamente alla perfezione del Padre Celeste.

     Tanto per i doni naturali che [per quelli] soprannaturali occorre esaminarsi sopra:

     a) le qualità di mente e il dono della fede;

     b) le qualità di sensibilità e le grazie ricevute;

     c) le qualità della volontà, il carattere, le particolari elargizioni dello Spirito Santo;

     d) le qualità fisiche e le deficienze.




1 «A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto» (Lc 12,48).






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