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Giacomo Alberione, SSP Ut Perfectus sit Homo Dei IntraText CT - Lettura del testo |
Disciplina dell’intelligenza
Significa usarla per la verità, per la virtù, per la santificazione.
Significa moderarne e mortificarne le tendenze difettose; sono principalmente: l’ignoranza e la curiosità, la precipitazione e l’ostinazione, l’orgoglio e la pigrizia.
Dio è il vero sole della mente, in terra ed in cielo; sebbene in diverso modo: con la ragione e con la fede. Chi rifiuta l’uno o l’altro volontariamente si acceca. In cielo la visione di Dio per chi ebbe fede.
Ed è tanto importante il disciplinare l’intelligenza in quanto dalla mente la luce passa alla volontà per il bene; da un’intelligenza chiara procede una coscienza sicura; che a sua volta regola la vita morale e soprannaturale; disciplinando il cuore.
L’ignoranza si vince con lo studio della religione e delle materie scolastiche, seguendo con impegno i programmi in vigore nella Congregazione. Tali programmi sono conformati alle direttive della Santa Sede ed ordinati a formare il Paolino.
Sebbene l’uomo sia uno, ha tre facoltà: mente, volontà, sentimento; per cui il celebre Bossuet dice: L’uomo è come una trinità incarnata, immagine della Trinità creatrice; Dio è potenza, sapienza, amore infinito, ed una natura divina nelle tre Persone infinite, distinte e necessarie: Padre, Figlio e Spirito Santo.
La curiosità spinge a letture, spettacoli, trasmissioni di radio e televisione; ad ascoltare discorsi e notizie inutili od anche perniciose; a seguire altri studi preferiti e talvolta estranei per un aspirante paolino; a vedere figure e fare viaggi che fanno perdere un tempo prezioso.
Studiare ciò che si deve: «id prius quod est magis necessarium»,11 dice San Bernardo; non occupandosi di altro che per ricreazione. Leggere parcamente, ed in quanto utili, cose che alimentano più la fantasia che l’intelletto, quali sarebbero moltissimi romanzi.
Studiare ciò che si deve con fine soprannaturale e
per compiere la propria missione: «ut ædificent, et caritas est... ut ædificentur, et prudentia est».12
Sant’Agostino dà la massima norma per lo studio: la scienza deve essere messa a servizio della carità: «Sic adhibeatur scientia tanquam machina quædam per quam structura caritatis assurgat».13 Ciò vale anche nelle questioni di spiritualità; dove talvolta si mira più alla curiosità, che alla santificazione.
La precipitazione e l’ostinazione impediscono l’approfondimento e la serenità necessaria in chi vuol realmente trovare la verità e convincersene per la vita. «Fermatevi a considerare, pesare, gustare le verità che maggiormente interessano; a poco a poco esse formeranno il fondo dei pensieri e sentimenti direttivi della vita».