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Giacomo Alberione, SSP
Ut Perfectus sit Homo Dei

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Il “codice” di San Paolo

     Il Paolino ha ricevuto un codice suo proprio dall’Apostolo che gli è Padre e Maestro: «la carità è paziente - benigna - non è invidiosa - non è insolente - non si gonfia - non è ambiziosa - non cerca il proprio interesse - non si irrita - non pensa male - non gode dell’ingiustizia - ma si rallegra della verità - tutto sopporta - tutto crede - tutto spera - tutto scusa» (cf. 1Cor 13).


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     Questo codice vale anche per tutti i cristiani: infatti S. Paolo si rivolgeva ai fedeli di Corinto.

     Per i religiosi vi sono altri motivi di unione tra i membri:

     1. Coi Superiori. Ad essi dobbiamo: venerazione, in quanto ci rappresentano Dio; preghiere, onde abbiano gli aiuti divini necessari per il loro ufficio; obbedienza per l’ufficio a loro affidato; collaborazione cordiale e continua.

     San Paolo, scrivendo ai Romani (cap. 13), dice: «Ognuno sia soggetto alle autorità superiori; poiché non vi è autorità che non venga da Dio, e quelle che esistono sono disposte da Dio. E perciò chi si oppone all’autorità resiste all’ordine stabilito da Dio; e coloro che resistono attirano la condanna sopra se stessi. Quelli che comandano non devono esserci di timore per le buone azioni, ma per quelle cattive... Diportati bene e riceverai la loro approvazione. L’autorità è infatti ministra di Dio per il tuo bene. Se invece agisci male, temi... È necessario quindi che stiate soggetti non solo per timore, ma anche per motivo di coscienza. Per lo stesso motivo ancora voi dovete anche pagare le imposte, perché sono pubblici funzionari di Dio quelli addetti interamente a tale ufficio. Rendete a tutti quanto è dovuto; a chi è dovuta l’imposta, l’imposta; a chi la gabella, la gabella; a chi la riverenza, la riverenza; a chi l’onore, l’onore».

     I religiosi, specialmente se Superiori, devono sottostare alla Santa Sede, che opera per mezzo della Congregazione dei Religiosi. È attraverso ad essa che noi obbediamo al Papa.


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     Vi è poi il Diritto Canonico, il quale ha una parte importante con tutta una legislazione per i religiosi.

     Vi sono disposizioni che si dicono liturgiche, alle quali è necessario sottostare perché regolano il culto pubblico.

     Dobbiamo seguire attentamente ed assecondare amorosamente le disposizioni circa gli studi, circa la condotta morale, ad esempio le istruzioni per la miglior formazione e selezione degli aspiranti, le norme per la cura particolare che si deve per i Sacerdoti novelli, per i periodi delle ferie, ecc.

     Il religioso fedele asseconda anche gli inviti che vengono dall’autorità a favorire iniziative riguardanti il ministero pastorale, i convegni, l’aggiornamento della vita religiosa, l’appoggio alle iniziative della Santa Sede, particolarmente quando sono di carattere generale.

     2. Con gli eguali. Vi sono molti Istituti nella Chiesa che si possono considerare come tante aiuole fiorite: il religioso apprezza, ama, rispetta, e, in quanto può, parla in bene di tutti. Può presentarsi l’occasione di dare qualche aiuto, o come ministero, o per mezzo di pubblicazioni, o altro. Il Paolino lo fa volentieri, secondo le possibilità.




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