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Giacomo Alberione, SSP
Apostolato dell’edizione

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Il culto dei santi

Oltre che all’ammirazione e all’imitazione dei santi, l’apostolo deve ancora portare al [loro] culto, nei suoi due atti: venerazione e invocazione, come insegna la Chiesa e pratica nella liturgia.

Nei santi onoriamo:

«I santuari viventi della Ss. Trinità che si degnò di abitare in loro, di ornarne l’anima con le virtù e coi doni, di operare sulle loro facoltà per farne produrre atti meritori, e concedere loro la grazia insigne della perseveranza;

– i figli adottivi del Padre, da lui singolarmente amati, circondati della sua sollecitudine paterna, a cui seppero corrispondere avvicinandosi


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a poco a poco alla sua santità e alle sue perfezioni;

– i fratelli di Gesù Cristo, suoi membri fedeli, che, incorporati nel suo corpo mistico, ricevettero da lui la vita spirituale e la coltivarono con amore e costanza;

– i templi e i docili strumenti dello Spirito Santo, che si lasciarono guidare da lui e dalle sue ispirazioni anziché seguir ciecamente le tendenze della guasta natura».5

Queste verità fondamentali convincono che, col venerare i santi, si venera in loro lo stesso Dio e lo stesso Gesù Cristo. Si vedrà chiaramente in ciascun santo brillare, variamente riflessa, l’immagine di Dio, e risplendere in chi più e in chi meno la sua gloria.

Invocazione. Si faccia inoltre conoscere rettamente che, in virtù del consolante e grandioso dogma della Comunione dei Santi, si può e si deve pregare i santi per ottenere più facilmente, con la loro possente intercessione, le grazie di cui abbisogniamo.

È vero, la sola mediazione necessaria è quella di Gesù Cristo, ma i santi, partecipando al Corpo Mistico, uniscono le loro preghiere alle sue. È quindi tutto il Corpo Mistico che fa pressione al cuore di Dio. I santi ci aiutano in,


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Gesù Cristo, e Gesù Cristo per mezzo dei santi.

I santi del resto, essendo amici di Dio e nostri, sono lieti di prestarci un aiuto che risulta a maggior gloria di Dio e a sostegno di noi, loro fratelli, che ci troviamo nelle medesime difficoltà in cui si trovarono essi stessi.

* * *

Portare le anime alla conoscenza, all’imitazione e al culto dei santi sarà scopo di ogni agiografia e di ogni iniziativa agiografica compiuta o diretta dall’apostolo.

Nell’agiografia, in particolare, la narrazione della vita del santo sia svolta in modo da farlo conoscere. L’esposizione delle virtù e dei suoi insegnamenti scritti od orali miri a spingere all’imitazione. La storia del suo culto e dei suoi miracoli, seguita da preghiere particolarmente liturgiche o approvate dalla Chiesa, infonda nei cuori il culto al santo: culto di venerazione e di impetrazione.

 




5  A. Tanquerey, Compendio di teologia ascetica e mistica [n. 178].




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