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Giacomo Alberione, SSP Ut Perfectus sit Homo Dei IntraText CT - Lettura del testo |
Destinatari
I soggetti ai quali si rivolge l’apostolo scrittore,
le anime, si possono classificare sotto alcuni aspetti in tre categorie: incipienti, proficienti e perfetti.
Incipienti in ordine all’apostolato della stampa sono i bambini nella fede, cioè i fanciulli che muovono i primi passi nella vita cristiana, il popolo in generale, quello di cui intendeva parlare S. Agostino nel De catechizandis rudibus.2
Proficienti sono gli adolescenti nel sapere, cioè gli studenti avviati allo stato ecclesiastico o ad una professione; i giovani e gli adulti di media cultura o di alta posizione sociale.
Perfetti sono ecclesiastici o laici che compiono studi profondi e completi sulla religione.
Fra le tre categorie, prima e più bisognosa di apostolato è, naturalmente, quella dei principianti. Essi infatti costituiscono la gran massa degli uomini, che hanno bisogno venga loro spezzato il pane di verità e di vita cristiana, mediante l’insegnamento catechistico. Con calcoli approssimativi si può affermare che sui quasi tre miliardi di uomini viventi, almeno otto decimi, cioè oltre due miliardi, appartengono a questa categoria; costituiscono la massa.
Per essi devono essere le predilezioni dell’apostolo, il quale ha, come il Divin Maestro, la missione di rivolgersi di preferenza ai poveri ed umili: «evangelizare pauperibus misit me».3
Ai principianti seguono i proficienti. L’apostolato rivolto ad essi è importante non tanto per il numero, quanto per la loro qualità. Si tratta di una parte relativamente
piccola dell’umanità; ma in compenso quella a cui, per influenza morale, ovvero per posizione sociale, censo, relazioni, spetterà la parte direttiva della società.
Non sono i grandi pensatori, i grandi scrittori, che dirigono le masse, ma i grandi divulgatori. Perciò, guidare essi è come guidare i capitani nell’esercito.
Si tratta del ceto e del momento più difficile, nel quale gli educatori hanno provato le più grandi difficoltà e delusioni, ma anche i più grandi entusiasmi e i più stabili frutti.
Istruiti e ben guidati, i proficienti comprendono la religione – in linea generale – meglio dei principianti, perché possiedono maggior preparazione. Anzi, con il nuovo fondamento razionale, saranno facilitati ad una maggior fedeltà a Dio e alla pratica del «psallite sapienter».4
Per ultimo vengono i perfetti. Per questi l’apostolo continua l’opera formatrice del «nuovo uomo» in Gesù Cristo, comunicando con maggior ampiezza, «ut abundantius habeant» [Gv 10,10], la verità, la morale, la grazia. Ciò in modo da consolidare in essi il fondamento razionale della loro fede, sviluppare il vero senso della morale ed aiutarli ad ottenere la grazia necessaria alle circostanze particolari della loro vita.
Quanto importi la formazione religiosa di questa schiera eletta di persone, appare dalla necessità di conquistare alla Chiesa la parte docente: la gerarchia di ordine e di giurisdizione; per la necessità di avere una difesa competente della religione cattolica, contro gli assalti dell’incredulità e dell’eresia; e la necessità infine
di iniziative di conquista delle menti, delle volontà e dei cuori; onde si formi un’unica grande scuola, la cattolica.
Formare i perfetti significa promuovere i vari apostolati; permeare la scienza, la civiltà, le arti, i costumi, la legislazione, la scuola, la stampa del pensiero cristiano.
Significa rendere onore a Dio e impetrare per mezzo di Gesù Cristo che tutti gli uomini diventino veri figli di Dio.