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Giacomo Alberione, SSP
Ut Perfectus sit Homo Dei

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«Discepolo di Gesù Divino Maestro»

     Discepolo indica chi sta imparando, secondo il latino discere; e, nel caso nostro, «imparando da Colui che è la Sapienza, la Verità e la Via, Gesù Cristo». I comuni maestri possono insegnare qualche scienza, o precetto; possono dare consigli, ecc. Gesù Maestro invece è il Maestro della scienza più necessaria; è la sicura guida per la vita eterna; ed ha quanto è assolutamente necessario per la vita spirituale, la grazia.

     È questa l’intera missione di Gesù; impararla, seguirla e viverla; ciò significa essere suoi discepoli.

     Dice S. Giovanni (Gv 8,31): «Si vos manseritis in sermone meo, veri discipuli mei eritis, et cognoscetis veritatem...».1

     Gesù Maestro è il Riparatore; questa la sua essenziale missione. Redense l’uomo dall’errore, dal vizio, dal peccato, dalla morte. Egli si addossò i debiti di tutta l’umanità peccatrice; li portò al Calvario, li lavò nel suo Sangue.

     Venne a ridonare quella gloria che l’uomo aveva negato al Padre Celeste. Venne come Sacerdote e Vittima a riavvicinare l’uomo a Dio e Dio all’uomo. L’uomo infatti non poteva da sé rimettersi nell’amicizia di Dio. Gesù Cristo, come Mediatore tra il Padre offeso e l’uomo offensore, ristabilì la pace, pagando di persona.

     Chi accetta la sua redenzione: «Per Ipsum et cum Ipso et in Ipso»,2 vivrà come figlio di Dio ed erede con Cristo del Cielo.

     Ed ecco il Discepolo che, per la sua missione riparatrice, s’inserisce nella stessa missione di Cristo Riparatore,


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Redentore. San Paolo scrive (Eb 9,22): «Sine sanguinis effusione non fit remissio».3 Così il Sangue dei Martiri si è unito al Sangue di Gesù Cristo e così la fede ha vinto il mondo.

     Ogni peccato è contro Cristo, in quanto è Via, Verità e Vita.

     Il Discepolo ripara in tre forme: con la sua vita, con la sua pietà, con il suo apostolato.

     Così la vita del Discepolo è inserita nel gran fiume della riparazione, la cui sorgente è Gesù Cristo. Gesù Cristo: «Factus est pro nobis sapientia a Deo, iustitia, sanctificatio et redemptio»4 (1Cor 1,30). «Sicut Filius hominis non venit ministrari, sed ministrare, et dare animam suam redemptionem pro multis»5 (Mt 20,28). «In quo (Jesu) habemus redemptionem in sanguine...»6 (Ef 1,7).

     Il Discepolo è concepito come San Giuseppe; cioè accanto al Sacerdote: in formazione, nella cooperazione nell’apostolato. La cooperazione al Sacerdote mediante la preghiera è la più importante: vale per la sua santificazione, di cui ogni ministro di Dio ha gran bisogno.

     Vi deve essere qualcosa di più: tutti in vicendevole e santo rispetto, stima, umiltà, riconoscenza amorosa, onore.

     Non è mai mancato quello che sto scrivendo; si è manifestato tuttavia, quando più e quando meno: e rimase un po’ in ombra. Rimettiamolo in luce.




1 «Se rimarrete fedeli alla mia parola sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità...».



2 «Per Lui (Cristo), con Lui e in Lui».



3 «Senza spargimento di sangue non esiste perdono».



4 «Per opera di Dio è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione».



5 «Appunto come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti».



6 «Nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue».






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