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Giacomo Alberione, SSP
Ut Perfectus sit Homo Dei

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Esigenze dello spirito proprio della Congregazione

     Ogni Congregazione ha uno spirito e «un dono proprio»; spirito che ne è l’anima e il principio di fecondità; e anche la sua ragione di essere, approvata dalla Santa Sede. Se i membri della Congregazione, studiando questo spirito, si entusiasmeranno di questo dono di Dio, allora sentiranno lo spirito di famiglia in grado più intenso. Inoltre i religiosi, da questo spirito di famiglia, saranno essi ad interessarsi e difendere il proprio spirito. Saranno quindi soltanto i veri religiosi che vivono dell’anima stessa dell’Istituto e ne assicurano una fervorosa vitalità.

     Mezzo di fecondità apostolica: «l’unione fa la forza», e lo spirito di famiglia è uno spirito che tutti unisce, come possedendo un’anima comune. La fecondità ha il suo pegno di successo anche da questo punto. Considerando tuttavia le cose dal punto di vista soprannaturale, lo è anche di più; dove c’è Dio vi è la benedizione di Dio; e Dio è amore. Dove «due o tre persone sono riunite nel nome di Gesù Cristo, Egli è in mezzo a loro». Allora che cosa non farà dov’è riunita nella carità di Cristo una comunità e soprattutto un’intera Congregazione?

     Condizioni di sviluppo: Lo spirito di famiglia spinge istintivamente ogni membro a lavorare all’accrescimento delle persone in numero e di sempre migliori


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opere. Vi è anche una ragione che ha il suo carattere soprannaturale: se vi è in un istituto il fervore e lo spirito di famiglia, altri si sentiranno inclinati e desiderosi di unirsi, entrare, e troveranno in esso felicità e i mezzi per santificarsi e santificare altri.

     In ogni Congregazione religiosa ed in ogni comunità si ha una famiglia di Dio. I Superiori devono essere padri o madri, e non capi di un’impresa; gl’inferiori non sono degli impiegati, ma dei figli. Questo principio determina le reciproche relazioni.




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