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Giacomo Alberione, SSP Apostolato dell’edizione IntraText CT - Lettura del testo |
Norme per l’apostolo
L’apostolo, oltre al lavoro negativo per distogliere le anime dalla lettura delle riviste e dei periodici non conformi ai principi religiosi, deve compierne un altro positivo, molto intenso, per sostenere quelli buoni già esistenti, e crearne all’occorrenza dei nuovi.
Non sembri fuor di proposito l’aiuto a quelli
già esistenti. L’apostolo non mira al lucro, ma al bene. Per lui (e tanto più s’egli è religioso) l’esercizio del voto di povertà, secondo la sua condizione, consiste in gran parte nel sostenere quelle riviste e periodici che, pur passivi, sono destinati a compiere il vero bene. È questa una carità fatta non di pane, ma di parola di Dio; carità forse sconosciuta e non apprezzata dagli uomini, anzi talora biasimata per l’arrischio a cui si espone, ma pur sempre carità eroica e sommamente meritoria; carità che gli procurerà in cielo la sorpresa di un premio inaspettato.
Nel modo poi e nelle condizioni possibili, l’apostolo può, anzi deve egli stesso fondare riviste e periodici che corrispondano alle necessità spirituali delle anime che le cercano e anche di quelle che non le cercano. E perché queste sue pubblicazioni non vengano respinte e raggiungano anzi lo scopo, devono essere tali da poter soddisfare il lettore, sia nella parte redazionale, come nella tecnica e, a tempo e modo, nella propaganda.
Si sa: la rivista e il periodico sono forse tra i generi di pubblicazioni più difficili e più esigenti, perché vanno nelle mani più diverse e rispondono ad una specie di media coscienza collettiva, mutevole, spesso puerile.
Per questo essi richiedono, come del resto anche i quotidiani, un direttore competente che
abbia la possibilità di curarli personalmente e minutamente nei tre momenti: redazione, stampa e diffusione e nell’amministrazione.
In riguardo alla redazione il direttore curi particolarmente di raggiungere lo scopo attraverso la varietà.
Scopo delle riviste e dei periodici dell’apostolo è specificatamente la formazione religiosa. Il direttore curi che si tratti in modo conveniente l’argomento religioso, come quello che è superiore a ogni altro. Questo argomento deve avere un duplice carattere: essere trattato in modo da farsi preferire ad altre letture nocive e rivolgersi alla mente, alla volontà e al cuore dei lettori per elevarli interamente a Dio.
Nel modo e nel tempo opportuno si deve quindi toccare di preferenza tutto ciò che costituisce la fede, la morale e il culto cattolico, affinché il lettore possa, quasi insensibilmente, giungere alla conoscenza e alla pratica della vita cristiana secondo il suo stato. Tuttavia, pur ispirandosi in modo tutto particolare al principio religioso, si può e talora si deve toccare la politica, appigliarsi all’evocazione di un fatto storico, di una data personalità inquadrata nel suo tempo, trattare a volte anche lo sport, la poesia, l’arte, la scienza, rubriche varie, ecc.
Questo perché la varietà è pure molto da curarsi. Guai alla monotonia!
Più saranno le risposte date alla curiosità (il lettore è sempre un po’ come il bambino, eterno ed insoddisfatto interrogante), più saranno toccati i problemi rispondenti al clima del giorno e più la rivista sarà soddisfacente.
Il direttore quindi non cerchi semplicemente di riempire le pagine, ma sappia trovare il posto per la varietà divertente. Dopo l’articolo di fondo, tenga viva la corrispondenza periodica coi lettori, come fa l’insegnante nella scuola o il predicatore nella predica. Cerchi di conoscere per quanto è possibile i lettori, e adatti la materia alle loro capacità, alle loro tendenze, in modo che la sua stampa sia attesa e letta non solo con piacere ed interesse, ma con avidità.
Curi che siano vari i testi, le forme note, i problemi accennati più che discussi.
La tecnica non è da trascurarsi perché, pur di secondaria importanza, è quella che colpisce maggiormente e che dà la prima impressione di simpatia o di antipatia.
Dia norme particolari perché le pagine siano varie, ben scelti i caratteri e ben dosata la composizione, attraente la copertina, i titoli e tutto ciò che stimola la curiosità e impressiona il senso estetico.
Vigili infine la correzione delle bozze, la stampa, la copertina, la spedizione e l’amministrazione.
Il lavoro del direttore non si ferma alla redazione e alla tecnica, ma deve avere il suo compimento nella diffusione.
I lettori sono gli scolari specifici del direttore e talora, se così è lecito esprimersi, i suoi figli spirituali. Egli li consideri, li tratti quindi come tali. Nessuno gli sfugga. Abbia con essi corrispondenza frequente sia attraverso le colonne del giornale, come privatamente. Renda propri i loro desideri, i loro bisogni. Faccia loro sentire il suo affetto paterno, il suo aiuto forte ed incoraggiante.
Non si accontenti mai del loro numero. La sua non è scolaresca limitata. Dopo aver affezionato i vecchi [lettori], s’industri di trovarne dei nuovi. A questo scopo si potrà servire dei periodici stessi con reclami,2 saggi... dei lettori avviandoli ed entusiasmandoli alla propaganda di nuove conoscenze... La pratica e lo zelo gli suggeriranno i mezzi.
Il direttore non potendo attendere a tutti i lettori si serve di aiutanti, ma su tutto e su tutti deve vigilare: egli è il maestro.
La vita del periodico dipende in gran parte dall’amministrazione. Anche di questa il direttore abbia la cura diretta: regoli l’offerta di abbonamento e si appigli a tutti i mezzi per impedire la passività che costituirebbe per il periodico o la rivista un pericolo di morte.