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Giacomo Alberione, SSP
Apostolato dell’edizione

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Come devono essere

Per raggiungere il loro scopo, sia negativo che positivo, le letture amene preparate dall’apostolo devono possedere almeno tre qualità essenziali: una tesi buona, indirizzarsi a tutte le facoltà dell’uomo, forma piacevole.

La tesi potrà variare secondo il genere dello scritto o la categoria di persone cui esso è indirizzato. Ma non dovrà mai mancare.

Consiste nel fine e si propone un principio da dimostrare, un ammaestramento da impartire, un ideale a cui indirizzare il lettore, ecc.

Lo svolgimento dev’essere condotto in modo tale che l’azione o intreccio valgano a provare la tesi proposta.

Le facoltà dell’uomo alle quali bisogna indirizzarsi sono non solo l’intelletto e il sentimento, o tanto meno facoltà secondarie, quali la fantasia o i sensi, ma devono essere tutte le facoltà essenziali dell’animo umano: l’intelletto, il sentimento, la volontà. Si potrà dare la preminenza all’una o all’altra, secondo le circostanze particolari, ma nessuna mai sarà da trascurarsi.

Per sottrarlo interamente dal male e portarlo tutto a Dio, l’uomo è da prendersi qual è. Ora, egli, secondo la sua natura, ama ciò che conosce, vuole ciò che ama. E poiché egli conosce, ama e vuole rispettivamente con le facoltà


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dell’intelletto, del sentimento e della volontà, egli deve essere coltivato in tutte e tre, contemporaneamente e cordialmente.

La forma sarà piacevole se il tema che forma l’argomento, la lingua, i caratteri tipografici, il tipo delle illustrazioni..., tutto è proporzionato alla categoria di persone cui si dirige, alle circostanze di luogo e di tempo e soprattutto se corrisponde alle esigenze proprie della natura umana.

I temi possono essere variissimi, indefiniti: racconti a sfondo biblico e storico, rifacimenti o rielaborazioni dei capolavori classici, opere originali, istruttive, educative, divertenti...

Sebbene l’istruzione e la lingua non debbano essere il fine principale, tuttavia non bisogna dimenticare il sapiente adagio: «Quanto è stato appreso divertendosi non si dimentica più».

Si curi quindi la retta accentuazione fonetica e l’esattezza ortografica, l’ortodossia più rigida della grammatica e della sintassi, la finezza di vocaboli, la punteggiatura.

Vi sia conveniente scelta di idee, distinguendo le più importanti dalle meno importanti; ordine nel distinguere le parti; passaggio spontaneo e regolare da un pensiero all’altro, proporzione tra le parti.

Vi sia, in fine, chiarezza di pensiero, proprietà, brevità, convenienza, armonia ed anche


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una certa qual eleganza, per cui il racconto riesca chiaro, semplice, colorito, brioso.

Trattandosi di fatti veri, si procuri sempre di avere chiara e distinta la cognizione delle loro cause ed effetti. Se poi sono finti, siano immaginati conformi alla legge della verosimiglianza.

Si mettano in rilievo le persone che vi hanno parte, le circostanze di luogo e di tempo in cui i fatti si svolgono, omettendo tutte le particolarità inutili.




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