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Giacomo Alberione, SSP
Apostolato dell’edizione

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Attività sapiente

L’attività dell’apostolo scrittore nel campo della letteratura infantile sarà sapiente se egli mira alla formazione morale-religiosa del fanciullo, a preparare cioè dei buoni cittadini per la patria terrena e dei beati per la patria celeste.

A questo tende mediante un lavoro di preservazione e di produzione.

Preservazione dalle stampe nocive. Illumini circa la bontà o meno di tutte le opere che costituiscono la ricca serie della letteratura antica e moderna già esistenti. È noto che questa, e in particolare la moderna, mentre ha mirato a diventare sempre più artistica e divertente, non di rado però ha oltrepassato i limiti sconfinando nella frivolezza, quando non in peggio. In mezzo alle poche opere buone, educative e morali, vanno moltiplicandosi altre vuote, inconsistenti, che si chiamano libri e giornali solo perché non si riesce a indicarli con altro nome.

Praticamente l’apostolo deve:

– indurre le persone di autorità civile e religiosa, le famiglie – e in particolare le mamme –


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a vigilare sulle letture dei ragazzi, e distinguerle dal testo scolastico, dal libro e giornaletto di lettura;

– persuadere gli educatori a rendersi conto dei criteri che debbono ispirare una bella e buona letteratura per l’infanzia e la fanciullezza;

– indicare le opere che educano e formano attraverso una nobile forma d’arte, sia narrativa che rappresentativa;

– creare un generale interesse per questa letteratura, uno dei più potenti mezzi di educazione. Farla conoscere, vigilare, amare; far comprendere l’importanza del dono del libro, quello però fatto con oculata scelta e rispondenza ai bisogni dell’animo del fanciullo.

A questo lavoro d’indirizzo, l’apostolo aggiunga quello positivo di produzione sua.

In essa – sempre coerente alla sua missione – non cerchi la propria soddisfazione, né si leghi a un genere particolare di produzione, o ad una categoria di giovani di luogo, condizione, età determinata.

L’apostolo non cerca se stesso, ma Dio e le anime.

Si rivolga quindi or ai fanciulli e ora alle fanciulle, ora ai piccoli, ora ai più grandicelli, ora ai poveri, ora ai ricchi, ora ai cattolici, ora agli eretici o infedeli. Sempre con lo stesso entusiasmo, e sempre nel modo che crederà più utile al suo scopo.


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In questi suoi scritti curi: la scelta dei generi, del metodo e delle fonti.1

Tutti i generi che costituiscono la letteratura dell’infanzia e della fanciullezza possono servirgli allo scopo.

Può quindi produrre: opere di carattere morale, o teorico, e scritti di vita morale vissuta o concreta; opere di indole storica o biografica; pubblicazioni di carattere sociale e di ambiente; fiabe, leggende, romanzi di avventure e fantastici; narrazioni e descrizioni fantastiche di avventure e di conoscenze scientifiche ad un tempo; libri di divulgazione scientifica; libri umoristici ricreativi; poesie; giornalismo...

Fra tutti, però, corrispondono meglio ai suoi fini di apostolo le figure, i racconti, le parabole e le similitudini, perché questi generi, più degli altri, toccano il sentimento, la fantasia, la curiosità e l’umorismo, le corde più vibranti nel fanciullo.

Le figure [o illustrazioni] precedano e completino gli scritti. Sono particolarmente utili per i tre periodi dell’infanzia, per i fanciulli, per gli adulti analfabeti e per coloro che non conoscono la lingua. Si possono presentare sotto forma di quadri, foglietti, giornali... Possibilmente devono essere colorate.

Per i piccolissimi giovano figure di fanciulli


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o fanciulle modello (meglio se santi), nei quali il ragazzo si diletti, rapito con atti e segni grati alla sua età; scene bibliche come la Vergine Maria col fanciullo in braccio, Gesù che dorme in grembo alla Madre, Gesù in mezzo ai fanciulli; illustrazioni di particolari delle vite dei santi, quali: Agnese col grazioso agnello, Cecilia incoronata di rose, Caterina [d’Alessandria] sulla ruota... figure che incitino all’amore della verginità, al desiderio di piacere a Gesù, all’odio verso il peccato, al disprezzo della vanità, al fuggire le cattive compagnie...

In un secondo tempo si potranno illustrare verità della fede: i dodici articoli del Credo, i Comandamenti, i Sacramenti, i Sacramentali, l’orazione.

I racconti s’imprimono facilmente nella memoria e destano impressioni durevoli, aprono la via per giungere alla mente e al cuore dei bambini.

Un racconto ben narrato e ben colorito trasforma quasi istantaneamente. Se l’apostolo è abile, saprà valersene per imprimere nella mente del fanciullo anche le verità più alte.

Anche gli adulti ritengono più facilmente le verità quando sono legate ad un fatto!

Le parabole (racconti di fatti verosimili) servono a far conoscere verità per se stesse difficili, con le quali hanno punti di contatto e affinità facili a rilevarsi.


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Ancor più delle parabole, giovano alle spiegazioni delle verità cristiane e alla formazione del sentimento religioso, le similitudini e i paragoni.

Racconti, parabole, similitudini e tutti gli scritti per i fanciulli devono seguire, più d’ogni altro, il metodo evangelico: semplice, adatto, intuitivo, progressivo, dialogico.

I bambini amano racconti interessanti, veri. Siano quindi vari, sempre nuovi, interessanti, brevi, semplici, anche se ricchi di descrizioni e di episodi. Potranno così essere seguiti con facilità e quindi con attenzione continua. La morale che segue è efficace se brevissima.

Le parabole siano come quelle di Gesù. Egli ne prendeva l’argomento dai fatti che cadevano sotto gli occhi del popolo. Non ricorreva mai a cose inverosimili o strane, non faceva parlare animali o piante, non attribuiva a esseri inanimati sentimenti propri degli uomini, come usano favolisti di ogni tempo. Stava sempre nella realtà vera e da questa toglieva argomenti di moralità e insegnamenti sublimi ed efficacissimi. Che cosa c’è, ad esempio, di più affascinante della parabola del figliuol prodigo?

In riguardo alle similitudini vi è da osservare che devono togliersi da cose note ai fanciulli, tratte dal loro ambiente. Se, ad es., si parla di «ascensore» è necessario che egli conosca questo


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congegno, cosa che generalmente non si trova in un bambino di campagna o di montagna.

Anche le parabole debbono essere le più semplici, le più chiare e le più naturali.

Le fonti preferite dell’apostolo scrittore per i suoi scritti diretti ai fanciulli sono la Sacra Scrittura, i Ss. Padri, le vite di Santi, le biografie edificanti.

Si possono trarre dall’Antico e Nuovo Testamento i fatti più salienti e più belli, e raccontarli con parole piane e appropriate all’intelligenza dei piccoli. Particolarmente gradito ed efficace è il racconto della vita di Gesù Bambino.

Mostrare Gesù nella casa di Nazareth, accanto a Maria e a Giuseppe, pronto a obbedire, a compiere piccoli servizi, ad accompagnarsi con essi quando vanno al Tempio. Rappresentarlo quando parla coi Dottori, osservarlo nella bottega del padre suo putativo quando lavora, umile, paziente, obbedientissimo.

Fonti inesauribili sono pure gli scritti dei Ss. Padri e degli scrittori ecclesiastici, moltissimi dei quali si prestano a rifacimenti e rielaborazioni adatti per i giovani di tutte le età e di tutti i tempi.

Terza fonte è la vita di fanciulli modello, di santi giovani o anche l’infanzia e la giovinezza di santi adulti: San Luigi, San Tarcisio, Sant’Agnese e Santa Teresa del Bambino Gesù, nella loro prima


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età, sono meravigliosi tipi e modelli di fanciullezza che esercitano efficacia grandissima sull’animo dei fanciulli.

A queste tre fonti principali se ne possono aggiungere altre secondarie, come: la storia, la vita quotidiana, gli usi, gli avvenimenti celebri...

La storia e la vita quotidiana, ricche entrambe di episodi, di aneddoti familiari e pubblici, giovano moltissimo alla penna dello scrittore apostolo. Occorre soltanto aprire gli occhi, osservare quello che accade intorno per cogliere le occasioni opportune. È tuttavia necessaria molta finezza d’animo per saper scegliere fior da fiore. Vi sono dei fatti che dicono niente. Questi bisogna lasciarli da parte. Ve ne sono altri che non giovano ai fini educativi, altri invece che illuminano la mente, toccano il cuore, fanno diventare migliori. Questi solo sono da raccogliersi.

Gli usi della vita familiare e civile (come il saluto, segno di rispetto), i casi quotidiani, la natura stessa offrono elementi magnifici di similitudini, per farsi intendere ai piccoli.

Gli avvenimenti celebri porgono anch’essi argomento alle anime vivide e pronte per il loro magistero.

L’apostolo sappia dunque far tesoro delle indefinite fonti poste a sua disposizione, ma ricordi


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tuttavia che esse, se possono costituire un grande aiuto, non costituiscono il tutto. La materia deve sempre essere rielaborata nell’anima sua e ridotta in cibo adatto alle possibilità dei teneri fanciulli.

Opera questa difficile e faticosa, ma che otterrà, oltre il premio promesso da Dio, anche qualche soddisfazione su questa terra, perché il fanciullo segue, ricorda e corrisponde.

 




1  Cf. Borla, La formazione religiosa del fanciullo.




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