Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Giacomo Alberione, SSP Apostolato dell’edizione IntraText CT - Lettura del testo |
Terza Sezione
L’apostolato della radio
[Capo I]
LA RADIO
E IL PROBLEMA RELIGIOSO
Come la stampa e il cinema, anzi più di essi – pur se nata solo ieri – la radio ha già assunto nell’attività della vita odierna il suo posto preminente e insostituibile. Per la sua indiscussa proprietà di «veicolo universale» della cultura e delle idee, fu giustamente definita «una seminatrice di bene e di male che getta i suoi chicchi a germinare nel mondo».
Che la radio abbia seminato e semini nel mondo del bene è un fatto indiscusso. In molti casi essa si rivela mirabile e fecondo strumento di istruzione, di educazione, di civiltà, di fratellanza universale, di apostolato.
Ma ha anche seminato e semina tuttora molto male! Se ne è fatto, come della stampa e del cinema, un’arma micidiale che accumula vittime per il regno di Satana. Difatti a quanti disastri
morali non ha dato origine! Quante volte e in quante nazioni non si sono verificati urti con lo spirito religioso e trattazioni morali troppo disinvolte!
Per convincersene basta esaminare i programmi della radio universale e considerare gli effetti nel gran numero dei radioamatori.
Innanzi a questa montagna di rovine molti di ogni parte del mondo formulano più o meno ufficialmente, più o meno autorevolmente, delle rimostranze che non approdano a nulla.
Altri ebbero nobili ideali di reazione, ma non bastò loro il coraggio di attuarli innanzi alla difficoltà dell’impresa. Allora, scoraggiati o rassegnati, lasciarono andare le cose per il loro verso, confidando nell’intervento della Provvidenza divina.
Altri, i più, se ne disinteressarono completamente mentre una notevole maggioranza si è schierata nel numero degli uditori e, anche quando gli argomenti, la musica e la commedia offendono il loro sentimento religioso, non hanno la forza di rinunziarvi.
Pochi se ne sono occupati in modo evidente e costruttivo e fu così che questo operaio desideroso di lavoro non fu sempre occupato per il vero, per il bene, per il bello: per Dio e per le anime, ma spesso per gli usi e gli abusi del gran mondo.