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Giacomo Alberione, SSP
Apostolato dell’edizione

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Primi tentativi e nuovi miraggi

L’opera che spetta all’apostolato cattolico, specialmente nel campo di conquista radiofonica, fu egregiamente compresa in Italia dal primo apostolo della radio: il P. Vittorio Facchinetti, ora Vescovo di Tripoli.

In un primo tempo lanciò sulla rivista Frate Francesco la sua idea circa la necessità di consecrare all’apostolato questo meraviglioso dono di Dio.

E quale fosse il contenuto del menzionato articolo


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lo dice egli stesso nel libro La radio e l’apostolato religioso.

Ci sia lecito riportare le sue precise parole:

«Commentando la nota [frase] attribuita a Mons. Ketteler, “Se San Paolo tornasse al mondo, si farebbe giornalista”, lasciavo chiaramente intendere che i più grandi fra i nostri santi si attaccherebbero oggi al microfono per lanciare, in fervore di spirito ed esultanza di cuore, il loro messaggio di bene e di pace al mondo intero. E continuavo poi osservando come tutti sanno che la radio è prodigioso veicolo del pensiero e della parola. È quindi opportuno e doveroso tentarne l’uso per annunciare al popolo la parola di Dio, facendo servire il meraviglioso strumento alla più nobile e più santa delle cause: l’evangelizzazione delle genti. Impossibile non pensare al comando di Cristo ai suoi apostoli: “Predicate il mio Vangelo a tutte le creature: ciò che io vi dico nell’intimità, annunziatelo sopra i tetti: quod in aure auditis prædicate super tecta”;2 e non riflettere ch’era riservato proprio al nostro secolo attuare quasi alla lettera il comando del Maestro, renderne viva e pratica la divina profezia: “La mia parola sarà udita nell’universo mondo”.

Ed in realtà la voce del predicatore, che parte dalla piccola sala silenziosa e raccolta delle audizioni, si spande ovunque arriva la potenzialità dell’onda sonora con la rapidità della folgore,


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sale sui tetti delle nostre case, colpisce le antenne ricevitrici, attraverso i muri delle nostre abitazioni giunge, più o meno armoniosa e squillante, al nostro orecchio e al nostro cuore. Noi non sappiamo se questa voce salga alle profondità tenebrose dei cieli, valicando lo spazio immenso, dominando il fragore della tempesta e dell’uragano... ma il fatto è questo: essa risuona attorno a noi anche se siamo nel luogo più remoto della nostra dimora, anche se ci troviamo condannati a letto da qualche infermità, anche se non vogliamo scomodarci per andare alla chiesa. Per coloro specialmente che hanno disertato da anni questa chiesa e non saprebbero forse più oggi trovarne la via, può essere utile la radio per scuoterli dal loro indifferentismo, illuminarli nella loro cecità, deciderli a pensare, a riflettere, a cambiar vita».

Maturato il nobile suo ideale, il P. Facchinetti si presentò con ardimento alle autorità ed ottenne il permesso di annunziare la parola divina dal microfono. Permesso prima limitato, che poi permise l’unione di collaboratori e ottenne a poco a poco l’estensione attuale.

Quale entusiasmo abbia suscitato questa nuova forma di apostolato, quali frutti abbia ottenuti e prometta per l’avvenire, lo si può vedere, in parte, nella edificante e commovente corrispondenza d’anime raccolta e commentata dallo


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stesso P. Vittorio Facchinetti nel citato libro: La radio e l’apostolato religioso.

L’opera iniziata dallo zelante francescano e continuata da tanti suoi confratelli nell’apostolato e nel sacerdozio, merita il più alto applauso e fa sperare una maggior estensione in Italia e l’imitazione in tutto il mondo. E ciò finché, ovunque, la radio sia usata non solo quale fecondo strumento di diffusione, di educazione, di civiltà, ma anche e specialmente per predicare la divina parola a tutte le genti sparse sulla superficie della terra.

La radio presenta dunque all’apostolo cattolico un avvenire pieno di promesse.

 




2  * Cf. Mt 10,27.




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