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Giacomo Alberione, SSP
Brevi meditazioni - I

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(39)     IL PARADISO: amore di Dio

 

       1.o  L’amorosa quiete dell’anima in Dio, sommo bene, produrrà un’estasi soavissima e una


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ineffabile unione con Dio. Per l’estasi i beati, (mente e affetto), saranno così rapiti ed attirati da Dio che, eliminato tutto ciò che è pensiero, cura, amor proprio, sono come morti a se stessi; e vivono solo di Dio, in Dio, per Dio: «vivit vero in me Christus» (Gal. 2, 20). Tanto è il bene divino e così potentemente i beati si attaccano a Dio che alcuni scrittori paragonarono questo stato all’atto del bambino affamato che si attacca con impeto alle mammelle materne e ne succhia il latte senza curarsi d’altro; o all’abbandono della sacra Sposa fra le braccia dello Sposo celeste. E’ una unione prodotta dalla sublime e soave contemplazione della divina essenza; è un’imitazione stretta e continua della vita divina; è una perfetta conformità col divino volere: è una specie di trasformazione in Dio; si accendono talmente del Suo amore da sembrare che si sciolgano totalmente per immergersi nell’abisso infinito della Divinità, pur rimanendo sempre da Lui distinti.

 

      




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