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Giacomo Alberione, SSP
Brevi meditazioni - I

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(41)     L’ETERNITÀ

 

       1.o  S. Ireneo dice: «Tutti coloro cui il Divin Giudice avrà detto: Andate lontani da me, o maledetti, nel fuoco eterno, sempre saranno dannati. Tutti coloro cui il Divin Giudice avrà detto: Venite, o benedetti, nel regno del Padre mio, sempre godranno il premio celeste».

       Così è: Dio ha creato l’anima, e questa non sarà mai più distrutta. Il nostro corpo risorgerà alla fine del mondo; e la fede insegna che esso si presenterà con l’anima al giudizio. Si presenteranno i buoni ed i cattivi; questi andranno all’eterno supplizio; i giusti, invece alla vita eterna.

       L’uomo sarà dunque eterno come Dio. Una gioia non è completa se finisce. Una pena non è terribile se deve terminare. Ciò che rende il cielo vera beatitudine, è la certezza che quei gaudii non finiranno mai. Ciò che rende l’inferno stato di disperazione è la certezza che laggiù non vi sarà più mutazione.

 

      




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