Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Giacomo Alberione, SSP Brevi meditazioni - I IntraText CT - Lettura del testo |
(56) IL PECCATO MORTALE – II
1.o Ingiuria Dio. La malizia di un’ingiuria è tanto più grave, dice S. Tommaso, quanto maggiore è la distanza tra la persona che la compie e quella a cui è diretta. Ora la distanza tra Dio e l’uomo è infinita. Dio è tale maestà che innanzi a Lui tutto il cielo e tutta la terra sono come arena (Is. 40, 15) o come se non vi fossero. E l’uomo è una sua piccola e debole creatura: a confronto di Dio è meno di un pulviscolo. Perciò dice S. Tommaso: Il peccato ha in sé quasi una malizia infinita, perché è infinita la maestà che offende. E S. Alfonso: «Se tutti gli Angeli e tutti gli uomini si offrissero insieme a morire ed annichilarsi, non basterebbero a soddisfare per un solo peccato». Perciò Dio castiga il peccato grave con l’inferno che non avrà fine. Ad una malizia infinita in sé, corrisponde un castigo infinito nella durata.