Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Giacomo Alberione, SSP Brevi meditazioni - I IntraText CT - Lettura del testo |
(57) IL PECCATO MORTALE – III
1.o E’ una follia. Per esso l’anima rinuncia al cielo e si condanna all’inferno. Il Paradiso è il possesso eterno di Dio, sommo bene ed eterna felicità. Il peccatore ne chiude la porta per preferire le ricchezze, qualche comodità, qualche piacere, qualche capriccio passeggero. Esaù aveva ceduto la primogenitura per una scodella di lenticchie; ma una volta saziato, urlava per il grande dolore. Gionata affamato, contro l’ordine del re, aveva gustato un po’ di miele prima che finisse la battaglia. Condannato a morte esclamava con la più profonda amarezza: Ho gustata una goccia di miele; per così breve piacere ecco la morte. – Sventura! Somma sventura è, dunque, il peccato. Dice la Scrittura: «Quelli che peccano e si abbandonano
all’iniquità sono nemici dell’anima loro» (Tob. 12, 10). Si dice che Lutero una sera, mirando il cielo splendido, esclamasse: O Lutero, guarda quale patria hai perduta!...