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Giacomo Alberione, SSP Brevi meditazioni - I IntraText CT - Lettura del testo |
2.o La Redenzione è predetta dal profeta Isaia. Gesù Cristo è chiamato il servo di Dio, «servus Domini» che salverà il suo popolo con l’umile obbedienza, la passione e la morte ignominiosa.
Narra le sue umiliazioni: «Egli non ha bellezza né splendore, l’abbiamo veduto: l’aspetto non era bello... Disprezzato, l’ultimo degli uomini, l’uomo dei dolori, assuefatto al patire, teneva nascosto il volto, era vilipeso, e non ne facemmo alcun conto» (Jo.[Is.] 53, 2-3).
Ne descrive i dolori e la causa di essi, cioè i peccati degli uomini: «Veramente Egli ha preso sopra di Sé i nostri mali! ha portato i nostri dolori; e noi L’abbiamo guardato come un lebbroso, come un percosso da Dio ed umiliato. Egli poi fu piagato per le nostre iniquità,
fu trafitto per le nostre scelleratezze! Piombò sopra di Lui il castigo che ci ridona la pace; per le Sue lividure siamo stati sanati» (Jo.[Is.] 53, 4-5).
Predice la Sua morte accettata spontaneamente: «E’ stato sacrificato, perché l’ha voluto; non ha aperto bocca, come pecorella sarà condotto ad essere ucciso; come agnello muto dinnanzi a chi lo tosa, Egli non aprirà bocca. Egli è stato reciso dalla terra dei viventi; L’ho percosso per i peccati del mio popolo» (Jo.[Is.] 53, 7-8).
Infine espone il frutto delle Sue sofferenze, cioè la salvezza nostra ed il Suo trionfo: «Ma quando avrà dato la Sua vita in sacrificio di espiazione vedrà una lunga posterità; ed i voleri di Dio avranno buon successo nelle Sue mani. Con la Sua dottrina Egli, il Giusto e mio servo, giustificherà molti; e ne prenderà sopra di sé le iniquità. Per questo Gli darò una grande moltitudine» (Jo.[Is.] 53, 10-12).