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Giacomo Alberione, SSP
Brevi meditazioni - I

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(115)     UMILTÀ – II

 

       1.o  Quanto sia preziosa l’umiltà si conosce in primo luogo da la stima e da la pratica che ne fece Gesù, Maestro infallibile. Il Figlio di Dio, uguale al Padre nella gloria e nella potenza, annichilò Se stesso, incarnandosi, in ogni momento della vita, specialmente durante la passione e nella SS. Eucarestia. Egli fu poi esaltato dal Padre sopra ogni nome perché aveva toccato il fondo delle umiliazioni.

       Nel presepio Lo contempliamo bambino debole, povero, in una mangiatoia, su poca paglia. Non c’era posto per Lui tra gli uomini e


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dovette nascere in una grotta che serviva di stalla per animali. Alla fine della Sua vita mortale il popolo ingrato ebbe il coraggio di gridare: Via, via, crocifiggilo! Ed Egli sopporta tutto dalle Sue creature alle quali portava la salvezza; tacendo come incapace di difendersi. Fugge in Egitto; al ritorno va ad occultarsi in una poverissima casa di un paesello disprezzato; conduce per trent’anni una vita di nascondimento. Obbedisce come se fosse incapace di guidarsi; lavora come operaio comune, serve alla Madre ed a Giuseppe in cose insignificanti. Esclama perciò Bossuet: «Vieni, o umano orgoglio, e muori innanzi a questo spettacolo».

 

      




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