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Giacomo Alberione, SSP
Brevi meditazioni - I

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2.o  La sola conoscenza della miseria non è sufficiente: è verità. Occorre amare la propria viltà. Se fu commesso un peccato, si deve certamente detestarlo: ma nello stesso tempo, amare la viltà a cui si è ridotti per il peccato. Si deve godere che per tutta l’eternità Dio sia lodato non solo perché ci perdonò il peccato originale, ma anche l’attuale: ed in eterno avrà una glorificazione per questa misericordia; la nostra abiezione esalterà la bontà divina.

       L’umile gode interiormente di essere creduto buono a nulla, peccatore, imperfetto; perciò di venir disprezzato, criticato, messo in dimenticanza: «Ama essere dimenticato e stimato un nulla».

       L’umile quando vede che Dio si serve di lui per qualche opera di Sua gloria, oppure è con lui largo della Sua grazia, desidera di tener tutto nascosto; che se ciò non gli è possibile, attribuisce ogni frutto agli altri e alla Divina Misericordia.

       Il vero umile di cuore è persuaso e si ritiene l’ultimo di tutti.

 

 

      




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