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Giacomo Alberione, SSP Brevi meditazioni - I IntraText CT - Lettura del testo |
2.o Dio però non viene a darci particolari precetti direttamente: Egli si fa rappresentare dai Superiori. Nella società vi deve essere chi guida: in famiglia, in comunità, nella nazione, nella Chiesa, in ogni organizzazione. «Non vi è potestà che non venga da Dio» (Rom. 13, 1) ed obbedire ai Superiori è obbedire a Dio; disobbedirli è disobbedire a Dio e meritarsi l’eterna dannazione: «Pertanto chi resiste all’autorità resiste all’ordinamento di Dio e si compra da se stesso la dannazione» (Rom. 13, 2). I superiori obbediscono a Dio, servendo i sudditi nei loro bisogni; di essi devono rispondere innanzi a Dio; esercitano per obbedienza il loro potere. E chi obbedisce sa di ascoltare il
Signore stesso: «Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi, disprezza me» (Lc. 10, 16). In comunità, poi, senza obbedienza, regnerebbe l’anarchia e tutti ne avrebbero danno. Solo in quello che è peccato, contro la legge naturale o divina, non si è obbligati, anzi è proibito obbedire.
Al Sommo Pontefice, al Vescovo, al parroco, ai superiori religiosi si deve obbedienza amorosa e religiosa.