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Giacomo Alberione, SSP
Appunti di Teologia Pastorale - II edizione

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Modo di dirla. – Non troppo lunghi: ex. g. oltre trenta minuti; non troppo brevi: per es. al di sotto dei venti.

Otto casi su dieci, la soverchia lunghezza nella celebrazione proviene da perdite di tempo, nello stesso atto in cui si è all’altare; si osservino le cose con diligente riflessione e si vedrà la verità di queste parole. Si eccettuano, ben inteso, i sacerdoti vecchi o novelli. Possibilmente non vi sia tanta differenza tra i diversi preti della stessa chiesa e dello stesso paese; si accordino nel dire o no il Dies Irae, quando è libero.

Siccome molto facilmente possiamo abituarci ad errori nelle cerimonie, così sarà ottima cosa pregare un amico ad osservarci qualche volta all’altare e con tutta libertà e schiettezza correggerci: ciò si potrà fare con tanto più comodità nei giorni degli Esercizi spirituali, se si faranno nei luoghi ove si può celebrare.

Nel recitare le diverse preghiere non alzare troppo la voce, specialmente in quei luoghi ove la maggioranza degli uditori fosse raccolta in preghiera: ne verrebbero distratti.21




21 Per comprendere questo sorprendente richiamo, si ricordi che nella liturgia preconciliare le messe venivano “dette” in latino e sottovoce, dal solo celebrante, e che nel frattempo i fedeli recitavano, in silenzio o comunitariamente, preghiere devozionali, fra cui il Rosario. – Le messe per i defunti erano frequenti, talora quotidiane, con formulario proprio che comprendeva anche la sequenza Dies Irae prima del vangelo.






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