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Giacomo Alberione, SSP Appunti di Teologia Pastorale - II edizione IntraText CT - Lettura del testo |
§ 4. – Carità
Su di essa si devono dire pure tutte le cose che si predicherebbero ai fedeli: e di più:
1° Il prete deve acquistare il vero dominio e la direzione dei cuori: questo però non otterrà mai veramente che colla dolcezza della carità. Non l’otterrà colla scienza, non coll’essere tenuto per uomo ricco, non coll’avere molti dipendenti da lui per cose esterne, non coll’imporsi abituale, non colla politica; ma solo, ripeto, coll’amabilità, col mostrarsi sempre uguale a se stesso, col trattare bene: questi sono legami che legano a noi i cuori altrui con vincolo strettissimo. Rinunciando alla forza si diviene veramente forti.
Tale principio si applichi al pulpito: ove noterò solo che non deve mai dire: io voglio, io vi dico, ecc... se non fosse per esprimere una semplice sua opinione, per dire che si è testimoni di un fatto, ecc... Egli non predica parola sua, ma quella di Gesù Cristo. Si applichi al confessionale, in canonica, nelle relazioni coi poveri, coi ragazzi, ecc... Mai, mai invettive!
2° Se vuole il Sacerdote conservare ovunque questo spirito di dolcezza potrà fare come S. Francesco di Sales: immaginarsi continuamente di essere Gesù Cristo (e davvero che Sacerdos alter Christus!). Al confessionale s’immagini d’essere Gesù che trattava con Zaccheo; al pulpito Gesù durante il sermone del monte; coi ragazzi Gesù tra i piccoli; coi malati Gesù colla suocera di Pietro, ecc. Dica: Quali i sentimenti, quale il fare, quale l’atteggiamento di Gesù in questo caso? Come farebbe Egli a mio posto?