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Giacomo Alberione, SSP
Appunti di Teologia Pastorale - II edizione

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§ 5. – Segni di rilassamento

Allorché un giovane sacerdote, terminati i suoi studi, esce dal Seminario per molte ragioni possiede un certo fervore, che dimostra in un sacro timore dei pericoli, nella divozione qualche volta anche piuttosto affettuosa durante la recita dell’Uffizio e la celebrazione della Messa, ed anche in un vivo desiderio di lavorare per le anime.

Ma quante volte questo fervore si abbassa, scompare, si perde, per dar luogo al rilassamento e forse a qualcosa peggiore ancora! I giovani sacerdoti potrebbero accorgersene e porvi rimedio a questi segni, che noi leggiamo nel Vangelo dove si parla della caduta di S. Pietro:

Una mal avvertita persuasione di essere invulnerabili, una segreta superbia, una certa audacia e fiducia nelle proprie forze, nella vita passata, forse buona: un certo sprezzo di altri che infelicemente caddero: una segreta, ma profonda convinzione di non abbisognare più di direzione... Sentimenti simili a quelli di Pietro allorché, tutto entusiasta, esclamava: «Etiamsi oportuerit me mori tecum non te negabo...9 et si omnes scandalizati fuerint in te, sed non ego».10

Abbandono delle pratiche di pietà e specialmente (da principio) di quelle che sembrano solo di supererogazione: visita al SS. Sacramento, il Rosario, l’esame di coscienza, la lettura spirituale, la meditazione, la preparazione ed il ringraziamento della Messa. Non che subito si lascino affatto, ma se ne dispensa facilmente e per motivi non sempre seri: poi si adempiono ancora, ma con poca applicazione,

 


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con noia, con sbadigli: poi divengono le occupazioni più gravose della giornata e qualche volta si abbreviano, ed anche si lasciano di tanto in tanto per sola negligenza;... infine, fosse anche trascorso qualche anno, si abbandonano abitualmente per riprenderle soltanto in circostanze straordinarie che portano qualche sprazzo di luce morente sull’anima... per non tornarvi più, per riguardarle come cose inutili, adatte solo ai chierichetti di seminario... La confessione poi diverrà man mano meno frequente, fatta solo quando la coscienza è gravemente agitata...

Di pari passo diminuisce pure l’attenzione a raccogliersi prima di cominciare l’Uffizio, a cercare il posto più adatto alla buona recita: si corre a precipizio, si confondono o tralasciano piccole parti... e forse qualche volta, per ragioni assai disputabili, si omette del tutto... La S. Messa è celebrata colla massima precipitazione e freddezza... Si recitano le preghiere più belle, senza rilevare gli altissimi sensi che nascondono. Ben a proposito sarebbero ricordate allora le parole del Vangelo: «Petrus autem dormiebat»!11 Pietro non diede retta all’avviso del Maestro: «Vigilate et orate ut non intretis in tentationem»12.

Il mettersi nell’occasione. Anzitutto nella occasione dell’ozio, che è il padre vero dei vizi anche pel sacerdote. Poi l’introdursi nelle famiglie senza ragione evidente e vera di ministero: poi la famigliarità con persone di diverso sesso... Si finisce con precipitare e rialzarsi per qualche tempo come spaventati; per ricadere e commettere forse anche qualche sacrilegio. Tornerà il pentimento almeno negli Esercizi spirituali; ma Dio non voglia che in fine si cada per non rialzarsi più, ovvero soltanto sul letto di morte. Oh! come è


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triste la storia a questo riguardo! Sarebbe allora di nuovo il caso di ricordare come S. Pietro si dispose al peccato: «Sequebatur eum a longe»;13 si scaldava al fuoco coi nemici di Gesù Cristo.

Un quarto segno di rilassamento, che potrebbe anche essere il primo, trattandosi di sacerdoti aventi cura d’anime, è lo stato di tranquillità e indifferenza innanzi al dilagare del male, al raffreddarsi della pietà, alla rovina delle anime! tranquillità causata non da un generoso abbandono in Dio, dopo aver compito ogni dovere, ma da trascuranza.

Di un sacerdote che in mezzo alla rovina della gioventù, all’indifferenza degli adulti, alla corruzione di tutti, non senta il bisogno di studiare mezzi nuovi, di industriarsi con mille arti, di esaminarsi se davvero faccia bene la parte sua, si può dire o che non portò all’ordinazione le qualità necessarie o che già è rilassato.

Sarebbe peggio quando egli dicesse apertamente quelle frasi: anima sua borsa sua, non conviene perdere l’appetito perché nel mondo si fanno peccati, non occorre scalmanarsi tanto, bisogna lasciare che il mondo vada come è sempre andato, ecc.

E se arrivasse sino al punto di burlare e deridere i colleghi più attivi, che inventano sempre nuovi mezzi di zelo, che giorno e notte non hanno altro pensiero che le anime ad essi affidate? Qui non solo non vi sarebbe dubbio che si è fuori strada: ma sarebbe certo che il male è gravissimo.

Quando un giovane Sacerdote raccogliendosi nell’esame di coscienza, nel ritiro mensile o negli Esercizi spirituali noterà nella sua vita quotidiana lo spuntare di qualcuno di questi segni, per carità, sorga


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subito; apra la sua anima al confessore suo; se può vada anche dal confessore cui era solito aprire il suo cuore quando era chierico o incominciava appena il suo ministero, lo preghi ad aiutarlo. Sarebbe molto bene fare allora almeno tre giorni di ritiro spirituale, o, meglio ancora, ricorrere agli Esercizi spirituali. Sarà allora necessaria una risoluzione seria di riprendere tutte le pratiche che si era imposto uscendo dal Seminario, incominciare una vita nuova.

Come mezzi preventivi a non cadere in tale deplorevole stato ognuno supplichi con ogni fervore tutti i giorni la bontà di Dio e la misericordia di Maria Santissima, perché non permettano mai che entri la confidenza in noi stessi, che noi lasciamo le pratiche di pietà, che ci gettiamo nell’occasione, che diminuisca in noi il desiderio di salvare le anime.

 

 

 

 

 

 




9 Mt 26,35: «Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò».



10 Mc 14,29: «Anche se tutti saranno scandalizzati, io non lo sarò».



11 Cf Mt 26,40: «Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano».



12. Mt 26,41: «Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione».



13 Mt 26,58: Lo aveva seguito da lontano.




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