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Giacomo Alberione, SSP Appunti di Teologia Pastorale - II edizione IntraText CT - Lettura del testo |
Quanto studiare. – Non lo si può determinare con una regola matematica. In generale si può dire che ciò dipende dalla quantità e qualità delle occupazioni portate dal ministero. Ed a questo punto non sarà del tutto inutile ricordare di non far dello studio una
passione, col pericolo di sacrificarvi un tempo cui hanno diritto le anime: il prete non è tale per studiare! ma studia per salvare le anime. Ho da studiare! questa non è ragione per rimandare anime, sbrigarle troppo presto, non occuparsi dei possibili mezzi di santificazione, tralasciare la meditazione, ecc. La quantità del tempo da usarsi nello studio dipende pure dall’età del Sacerdote: poiché il giovane ne ha maggior necessità, come già dissi, sia perché ignora molte cose che il provetto già conosce, sia perché l’ozio per il giovane è più pericoloso.
Del resto: occorre studiare sempre, anche quando non si aspira a divenir parroci, anche quando lo si è già, anche quando si è semplici cappellani, anche quando si è già vecchi. Giacché in ogni tempo si è soggetti a dimenticare, giacché sempre si ha il dovere di vivere cogli uomini d’oggi, conoscere i bisogni ed i rimedii nuovi, se pure si ama di far del bene.