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Giacomo Alberione, SSP
Appunti di Teologia Pastorale - II edizione

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§ 4. – Cura dei beni mobili

Gioveranno prima alcune avvertenze generali, poi qualche norma pratica.

In generale: a) Il Sacerdote, chiunque sia, deve tenere in ordine ogni cosa, sempre. L’Unione Apostolica3 impone ai suoi membri di esaminarsi ogni sera se sono “in regola i conti. Fu elogio d’un santo vescovo che non andava mai a riposo senza che anche le cose di poca entità si trovassero chiaramente registrate. Tale uso permette al Sacerdote una utile speditezza nei suoi affari, abitua all’ordine in ogni cosa, toglie ogni preoccupazione in morte agli eredi. Per ciò è molto utile avere un registro ove quotidianamente notare le uscite e l’entrate, i debiti ed i crediti. È imprudenza confidare molto nella memoria, che può tradirci, massime avanzandoci negli anni e moltiplicandosi le occupazioni.

Di minore importanza, ma pure utile, è il farsi in principio d’anno un certo bilancio preventivo; servirà a preservarci dal far prima le spese meno necessarie e dal giungere in fin d’anno con debiti.

b) Richiedesi una giusta parsimonia per ciò che riguarda il sacerdote personalmente: quindi escludere la spilorceria e la prodigalità. È impossibile discendere a tutte le particolarità: ma sarebbe spilorceria il vestire meno decorosamente al nostro stato, il non dar mai un centesimo di elemosina, il non concorrere moderatamente a certe sottoscrizioni utili, per es. per la cucina dei poveri, per i danneggiati del terremoto, per una statua in chiesa, ecc. Sarebbe spilorceria ed avarizia il non rispondere alle lettere, o il non dare


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quelle mancie che sono portate dalle consuetudini, anche agli inservienti in chiesa, il lesinare troppo nei piccoli acquisti, il far stentare la serva per lo stipendio ed il vitto, il privare il clero dipendente di quanto gli occorre convenientemente, o di quanto danno i preti modelli, il lasciare che la canonica sia sprovvista di quello che è decoroso per la propria posizione, il mostrarsi invece gretti nell’esigere i diritti di stola, ecc., non esercitare mai l’ospitalità, ecc.

All’incontro sarebbe prodigalità nelle sottoscrizioni offrire più che non comportino l’uso e le finanze; la ricercatezza nel vestire, nei mobili, negli arredi; la smania d’avere in tavola i vini più rari, i liquori più squisiti, la smania di acquistare tanti libri inutili o che non si potranno leggere; la smania di fare viaggi e gite, anche costose; la sollecitudine d’avere una sala di ricevimento splendida, ecc.

È invece una giusta parsimonia tenere una certa semplicità nel vestire, nelle proprie camere, alla propria tavola; tra i viaggi e pellegrinaggi scegliere solo quelli che ci sono di indiscutibile vantaggio; prima di fare una spesa osservare se sia necessaria e adatta a noi; usare un giusto criterio nel fare elemosina; esigere che nulla vada sprecato; che in ogni cosa ci sia solo e tutto quanto è necessario o decoroso.




3 Cf ATP, n. 27, nota 24.






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