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Giacomo Alberione, SSP Appunti di Teologia Pastorale - II edizione IntraText CT - Lettura del testo |
Tutti sanno quanta influenza esercitino gli insegnanti sopra la gioventù. Essi hanno innanzi i fanciulli in molte e nelle più belle ore del giorno: essi possono ad ogni passo colla scienza comunicare fede e morale, o irreligione e disonestà. Quanto importa dunque che vi siano buoni maestri! Quanto importa che il parroco sia con essi in buona armonia! specialmente ai nostri giorni, in cui le leggi e lo spirito che ci regge è ateo e contrario al catechismo nelle scuole. Queste hanno da essere le cure più sollecite del parroco e d’ogni sacerdote: vi dovesse pure spendere un tempo notevole, conviene che vi s’industrî con ogni sforzo.
Anzitutto: se vi sono cose in cui il parroco può cercare d’avere influenza sul Comune, perché spettanti il bene spirituale, questa è una delle principali. Cercare che nella scelta dei maestri siano seguite le regole della coscienza, si eleggano maestri che siano prima di tutto insegnanti cristiani. Il Sacerdote, che è in buona relazione col sindaco e consiglieri, che anzi lega questi a sé in mille modi e con prudenza loro si raccomanda: il Sacerdote che s’industrierà a far sì che ai concorsi si presenti pure qualche insegnante di buoni principii, potrà facilmente riuscire in questa santa impresa: la quale gioverà assai più che diverse prediche e forse più che anni interi di opere di zelo.
Qualsiasi insegnante venga scelto, il Sacerdote cercherà di stringere con lui i rapporti più intimi e cordiali. Gioveranno qui pure le visite, i pranzi, le lodi, gli inviti, i beneficî: gioverà spesso piegarsi un poco, per non rompere: gioverà forse ancora alcune volte
permettere anche qualche male: gioverà abbondare assai in segni di benevolenza e stima, specialmente in pubblico. Con tali industrie gli verrà fatto di servirsi dell’opera dei migliori tra essi ed impedire che i cattivi facciano, per riguardi sociali, il male che vorrebbero per principio.
Esaurite tutte le arti della carità, vi può essere qualche maestro che continui ad essere un lupo rapace nel piccolo ovile. Prima di esporsi in lotta con lui giova consigliarsi coi Superiori, poi studiare, anche a lungo, un piano, direi di battaglia, postarsi bene, con tattica: quindi cercare di renderlo impotente a nuocere o allontanarlo.
Qualche volta lo si può rendere impotente a nuocere es. col fargli tenere un bel discorso religioso in una circostanza onorifica per lui: o impegnandolo in qualche opera buona: per es. nel far ginnastica al circolo: oppure facendolo minacciare di togliergli qualche altra occupazione secondaria, che lo interessa. Per allontanarlo d’ordinario giova agire per mezzo d’altri, sotto silenzio, senza che se ne avveda in tempo: mai filippiche dal pulpito, eccetto che vi venga costretto da circostanze tali in cui il tacere divenga scandalo.
Oggi, essendo ben difficili tali cambiamenti, si moltiplichi nella carità e nello zelo per la conversione.
Riguardo alle maestre, diceva un santo parroco, procuri il Sacerdote di tenersi pure in buona armonia, ma con una musica piuttosto tedesca, onde evitare tre pericoli: dicerie del popolo, danni morali al Sacerdote, libertà di fare da alter ego et amplius nelle insegnanti. Sono assai inclinate ad abusare d’ogni confidenza tali persone.