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Giacomo Alberione, SSP Appunti di Teologia Pastorale - II edizione IntraText CT - Lettura del testo |
I. Formazione del testo di ATP
1. Prime esperienze pastorali. La diocesi di Alba ebbe tra i suoi pastori figure eminenti per santità e forte impegno pastorale. Cresciute alla scuola dei santi piemontesi di fine Ottocento (Giuseppe Benedetto Cottolengo, 1786-1842; Giuseppe Cafasso, 1811-1860; Giovanni Bosco, 1815-1888, e altri), suscitarono in mezzo al clero e ai fedeli un clima di particolare attenzione ai problemi della gente. Tra essi ricordiamo mons. E. Galletti, che in Alba si distinse per il suo lavoro nelle visite pastorali, per il sinodo (1873), per la devozione eucaristica, per la formazione del clero e il catechismo; mons. Lorenzo Pampirio, che introdusse nel seminario di Alba la neoscolastica nella sua forma più rigorosa, seguito in questo da mons. Francesco Re, a sua volta segnalatosi tra il clero piemontese per l’intransigente difesa dell’ortodossia e l’opposizione al modernismo, «ma non alla modernità»,4 probabilmente.
I vescovi di Alba sono ricordati per la promozione del Movimento Cattolico in diocesi, che nel 1911, dopo un periodo di decadenza, sfociò nell’intensissima propaganda per l’Unione Popolare.5
In questo clima di forte impegno ecclesiale e sociale, il giovane don Alberione fece le prime esperienze pastorali. Esercitò il ministero in alcune parrocchie, tra cui San Bernardo a Narzole (Cuneo).6 Qui egli ebbe le sue prime responsabilità in funzione di vice-parroco, dando prova di intraprendenza e volontà di bene senza limiti.7 Qui infine chiarì ulteriormente la sua vocazione ad un ministero diverso dalla cura diretta,8 comprendendo la necessità di impegnarsi a qualche cosa di nuovo, perché gli usuali schemi di cura pastorale non rispondevano alle nuove esigenze.