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Giacomo Alberione, SSP
Appunti di Teologia Pastorale - II edizione

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G) Con chi si trova nel passaggio dalla innocenza alla virtù od alla colpa.

Questo periodo si ha tra i nove e i diciannove anni, secondo la vivacità dell’individuo, l’educazione, l’ambiente, ecc.

È il periodo più delicato della vita, poiché è quello della formazione. In seguito si rimane quali si è stati formati, come la pianta conserverà sempre la piega presa crescendo. Salvata dal male un’anima in tal età, l’avremo sempre buona; rovinata in quell’età, per tanti anni e forse per tutta la vita, sarà guasta.

In molti, tale periodo critico della vita dura da uno a due anni, o poco più: in altri è più breve, in alcuni più lungo. Da alcuni autori viene chiamato la Crisi.

Spesso si manifesta anche all’esterno con malinconie, tristezze e persino indisposizioni di salute. Ma il confessore la conosce specialmente dai dubbi di fede, dai pensieri cattivi, da certi desideri, da certe immaginazioni, da certe eccitazioni al male, da certi sogni, accusati dal penitente. Può arguirlo, anche dai desideri che può manifestare di conoscere il male, od anche da alcune tendenze, o dal fare già realmente ciò che è male,


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senza conoscerlo, o avendo appena una specie di presentimento che non sia cosa buona, come pure quella tendenza al sesso diverso che è naturale, ma che è necessario dominare.

In questo periodo il confessore dovrà parlar più chiaro e quale padre esperimentato al penitente che deve considerarsi come figlio: dovrà dirgli che egli si trova nel periodo più difficile della vita: che in questo bisogna vincere o morire: come tale periodo abbia le più serie conseguenze per la vita e l’eternità: che in questo caso è inutile guidarsi secondo che a ciascuno sembra, è necessario appigliarsi ai mezzi necessari che sono:

Fuga dei pericoli: compagnie cattive, persone di diverso sesso, pensieri e immaginazioni cattive, letture di giornali o libri cattivi, ozio, ecc.

Preghiera e specialmente: frequenza ai SS. Sacramenti, divozione a Maria Santissima con almeno tre Ave Maria ogni giorno, col raccomandarsi a Lei ad ogni tentazione.

Buon libretto popolare è il Guggino, Dell’impurità e dei mezzi per vincerla, L. 1 (Cav. Pietro Marietti - Torino).4

A questo punto sorge una questione importantissima, tanto agitata ai nostri giorni: se sia conveniente, se si debba, da chi, e come rivelare ai giovani i cosidetti misteri della vita.

Non si può rispondere a tutto: ma generalmente sembra che oramai molti autori di valore si accordino sopra i seguenti punti:

È conveniente farlo quando il giovane avrebbe danno dall’ignorare questi misteri della vita, o perché verrebbe a conoscerli peccando, o perché conoscendo solo ciò che in essi vi ha di pericoloso e brutto, e non il bello


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e l’utile, commetterebbe forse maggior numero di peccati. Finché però se ne può far a meno è meglio che si ignori tutto: si avranno meno tentazioni. Beata ed innocente ignoranza!

A questo proposito sarà utile aggiungere che più facilmente occorrerà di dover fare questa rivelazione nelle città che non nei centri rurali.

Si deve anche fare questa rivelazione, come si deve prendere ogni mezzo preventivo, preservativo, coercitivo, ecc., per la migliore educazione.

Si deve fare dai genitori in teoria: perché essi, per tante ragioni, conoscono meglio il loro figlio e perché sono i naturali educatori della loro prole. Ma siccome moltissimi non ne hanno la capacità, moltissimi non badano o non curano questo dovere, è necessario conchiudere che di regola ordinaria, in pratica, dovranno farlo altri. E il più adatto è il confessore: perché a lui il penitente fa le confidenze più intime e delicate; perché più istruito circa la buona educazione dei giovani; perché il confessionale è circondato da un’aureola spirituale che fa considerare soprannaturalmente le cose anche più basse; perché vi è la grazia divina.

Modo. Il sacerdote, predicando a tutti, dia sempre i mezzi generali a conservarsi casti, ancorché preveda che molti non capiranno: svegliandosi la passione, i giovani avranno così le armi più necessarie: fuga e preghiera. A ciascuno poi dirà in privato ciò che vedrà opportuno.

Anzitutto si possono fare al giovane domande per scrutare a che punto di cognizioni si trovi in tale materia. Se il giovane sa tutto il male e non il bene, allora bisognerà farlo pregare e, se si potesse comodamente, anche parlargli fuori confessione. Il sacerdote cercherà


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di dare alle sue parole tutta la gravità, serietà e solennità possibile: dicendo che in quel giorno vuole trattarlo non più da ragazzo, ma da uomo maturo, per la prima volta: che non gli parla del governo di una famiglia, di un’azienda, ma del governare se stesso: che ha molta confidenza nella sua serietà e nel suo senno. Cercherà quindi di elevare ben alto il suo pensiero ed il suo cuore: gli traccerà il piano di Dio sul mondo, il piano di Dio creatore così ben descritto nel Genesi, sull’origine dell’uomo e della donna, e gli ripeterà le parole di Dio: crescete e moltiplicatevi; gli farà vedere i diritti sovrani di Dio sul corpo umano, la grande legge di sacrificio che presiede a tutto l’ordine cristiano: poi gli svilupperà successivamente e in breve le considerazioni religiose, morali, fisiche e sociali che stanno a favore della castità (De Gibergues).5

Potrebbe invece accadere che il penitente ignorasse in tutto o quasi in tutto questi misteri della vita. Allora il confessore, avvertitolo che parlando per necessità di tali cose non è peccato, potrà spiegargli: usando l’esempio del polline che dal fiore maschio va a cadere sul fiore femmina e lo feconda... che il frutto si svolge nell’ovario, sinché questo si rompe e produce il frutto dovuto; ma badi sopratutto poi a sollevare subito il pensiero molto alto, dicendo perché Dio abbia messo nell’umanità quella tendenza dell’uno all’altro sesso: come secondo il disegno di Dio sia sacra questa cosa... il resto come sopra con quelli già istruiti su tale materia.

Potrebbe dire: come il Sacramento dell’Ordine facoltà d’avere figli spirituali, celebrare la Santa Messa, ecc., mentre se questa si celebrasse prima d’essere sacerdoti si commetterebbe sacrilegio, così il


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Sacramento del matrimonio potestà d’avere figli carnali, ma prima di riceverlo ogni cosa che si riferisca a questo è una specie di sacrilegio.

Il confessore badi sopratutto infine a dimostrare chiaramente la fragilità somma, i pericoli gravissimi che si hanno dal solo pensiero, dal guardare, dal leggere cose cattive, dai compagni, dalle famigliarità con persone di sesso diverso: poi cerchi di far penetrare il più profondamente possibile l’obbligo di servirsi dei mezzi: fuga e preghiera.

Alcuno potrebbe chiedere se questa istruzione si debba dare anche alle figlie? – Non mi sento di rispondere altrimenti che così:

Prima di farlo, ciascun sacerdote ne parli col suo confessore, che vedrà come stia il sacerdote stesso de sexto:6 quale fama abbia...

Pare conveniente aspettare in generale più tardi che pei giovani.

Cercare se è possibile di persuadere le madri a farlo esse stesse: occorre però anche qui molta prudenza.

Ottimo libro da consigliarsi ai Padri e alle Madri un po’ colti, è quello del P. Ruiz: l’Educazione della Castità,7 L. 2 (Cav. P. Marietti, Torino), libro che leggeranno con molto frutto anche i Sacerdoti.

NB. Può accadere che una giovane domandi che cosa le sarà lecito nel matrimonio. Il confessore dopo esposto con le debite attenzioni e con somma prudenza il fine del matrimonio, consigli la penitente ad obbedire in tutto al marito, senza timore alcuno; che se poi nascerà qualche dubbio lo esporrà in confessione. Il confessore allora, con termini brevi e chiari, giudicherà secondo le regole date dai teologi.




4 G. Guggino, Dell’impurità e dei mezzi per vincerla, Marietti, Torino 1907.



5 Cf M. De Gibergues, La castità. Conferenze, traduz. del sac. E. Valenti, Artigianelli, Monza 1913, p. 53.



6 Nel linguaggio della Teologia morale: “sul sesto comandamento”.



7 A. Ruiz, L’educazione alla castità, Marietti, Torino 1909.






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