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Giacomo Alberione, SSP
Appunti di Teologia Pastorale - II edizione

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§ 11. – Il confessore e il celibato

Qui si vuole parlare soltanto di quelle persone che vivono in tale stato, senza uscire di mezzo al secolo.

Il Frassinetti13 osserva che dall’esperienza propria apprese la convenienza e l’utilità di parlare spesso al popolo del celibato. È certo che una simile predica, almeno indirettamente, opera molto bene, perché rialza nella stima popolare il sacerdozio; prepara vocazioni; tocca la virtù che nel mondo è tanto difficile, eppur necessaria, cioè la castità. La si faccia almeno alcune volte: tanto più che è assai importante tenere nella mente del popolo l’idea della nobile missione del sacerdote; questo popolo è così facile a giudicare il prete come un mestierante qualsiasi!


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Il celibato, alle persone che vogliono osservarlo pur vivendo nel secolo, lo si può solo consigliare alle persone che:

da sé eleggono tale genere di vita;

si prevede vivranno castamente. E si noti attentamente: qualche volta questi celibi diventano uno dei fastidi più gravi per i confessori; o perché hanno occasioni necessarie di cadute frequenti, nei cognati o cognate; o perché, abituandosi a mancanze solitarie, sarà ben difficile che riescano a correggersi;

che in generale, specialmente trattandosi di donne, abbiano di che vivere o possano facilmente guadagnarselo col lavoro. Quante volte questi zii o zie in casa, fatti vecchi, diventano lo zimbello di tutti, dei nipoti, dei fratelli, delle sorelle! Meno male se possedessero almeno qualcosa: la speranza dell’eredità imporrebbe amore e rispetto.

Quante volte, vivendo soli, caduti infermi, si trovano nella miseria e finiscono per andare all’ospedale!

Che se dunque [il celibato] è [uno] stato molto buono, ha però i suoi pericoli: prudenza dunque nella scelta.

Non si può dubitare che spesso questi celibi siano di valido aiuto al parroco. Sono essi che fanno l’ufficio di sacrestano, o cantano in coro, se si tratta di uomini; se invece si tratta di donne, spesso sono esse che sostengono la compagnia delle figlie; che, tenendo una sartoria, indirizzano alla pietà tutte le figlie che vengono a lavorare da esse, ecc. In alcuni casi, quando son fornite di vero spirito, operano un bene immenso.

I mezzi per conservarsi nella virtù sono quelli suggeriti ordinariamente per la purità: fuga dei pericoli e preghiera.




13 Cf G. Frassinetti, “Il paradiso in terra nel celibato cristiano”, in Letture cattoliche, anno IX, fascicolo IX, Paravia, Torino 1861, pp. 77-81.






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