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Giacomo Alberione, SSP
Appunti di Teologia Pastorale - II edizione

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§ 12. – Il confessore e lo stato matrimoniale

Qui si accenna solo ad alcuni avvisi particolari rispetto a questo stato.

È da tenersi presente l’avviso dell’Apostolo: Melius est nubere quam uri.14 Quando si hanno giovani che per le circostanze esterne potrebbero sposarsi e che intanto, perché sono soli, commettono peccati... è una bella carità il consigliarli a questo passo... con prudenza.

Con quelli che si presentano e dicono [di] sperare [il] matrimonio e intanto si perdono in amoreggiamenti, si richiede molta prudenza. Da una parte non è possibile proibire d’amarsi, giacché devono sposarsi: dall’altra troppo spesso i giovani e specie le figlie si illudono con simili speranze: in terzo luogo in questi casi vi sono sempre pericoli di peccati. Regole che possono servire alcun poco sono: in generale non contrarre senza il permesso dei genitori: quando non vi è speranza o volontà di contrarre sono sempre dannosi tali amoreggiamenti...: quando si è decisi di contrarre, e le circostanze esterne lo permettono, si faccia presto: intanto che si attende il matrimonio è necessario che i promessi sposi non si trovino e non si fermino soli.

Il sacerdote deve poi inculcare molto ai padri ed alle madri il dovere di non perdere d’occhio i figli in questi tempi, sotto pretesto che oramai sono sposi! Né possono permettere che si espongano ad ogni pericolo sotto l’altro pretesto che devono cercare chi li sposi! Questo pregiudizio regna in molti luoghi, specialmente trattandosi di figlie.

Il sacerdote per lo più si metterebbe in gravi


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imbrogli se si assumesse l’incarico di unire questa a quello in matrimonio: anche, generalmente, quando si trattasse di proprii parenti. Tale cosa finisce sempre, o quasi sempre, col lasciare un’impressione sinistra sul popolo.

Il sacerdote, e più il parroco, devono andare molto cauti prima di dare cattive informazioni in occasione di matrimonii: anzi, pare assai migliore la regola di non darne mai assolutamente. È assai meglio mandarli ad altri. Che se può dirne bene, dicono alcuni, è meglio parlare: ma in tal caso, allorché tacerà, non lascerà il sospetto che si tratti di individui di cattiva fama?

A chi dice di volersi unire in matrimonio, il sacerdote può ricordare la santità di tale sacramento: la necessità di pregare e riflettere bene per fare una buona scelta: il dovere di prepararsi convenientemente, trattandosi di cosa che ha le più serie conseguenze per i doveri che si assumono e di fronte al compagno e di fronte ai figli futuri.

Se gli sposi mancassero d’istruzione religiosa sufficiente, il sacerdote, non potendo d’ordinario darla al confessionale, li istruirà dando l’esame. Lo sposo sarà meglio esaminarlo da solo: la sposa invece generalmente la si interroga innanzi alla madre.

Se una figlia interroga [su] ciò che le sia lecito in matrimonio, si potrà e sarà forse più prudenza mandarla dalla propria madre o da qualche parente seria (vedi sopra [n. 181]).

Quando alcune donne si lagnano di una certa indifferenza, di una certa diffidenza del marito, sarà bene esortarle molto brevemente a trattare il più affettuosamente possibile il marito, sia per togliere ogni sospetto, sia per guadagnarne tutto il cuore.


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10° Allorché trovano gravi difficoltà a compiere bene i doveri coniugali nel matrimonio, per timore di avere una nuova prole, dopo aver esaurite le solite esortazioni si potrà pure insegnare loro che in alcuni tempi, secondo stimati medici, la concezione è molto più difficile e che, facendo un sacrificio, rimandino tali cose appunto in questi tempi. Tra le esortazioni da farsi molti dicono efficace questa per le persone signorili: defraudando così il Signore di nuove anime pel cielo, vi meritate i castighi di Dio, il quale potrebbe anche togliervi quei pochi figli che già vi ha dati, ed in cui voi avete posta tutta la vostra speranza. Del resto tutti sanno che questo è uno dei punti più difficili pel confessore. Nella pratica, checché si dica in teoria, molti osservano che ben difficilmente si presenta il caso di essere tenuti a dichiarare che l’onanismo è peccato grave: anche allorché interrogano. Non vi è quasi mai speranza di frutto.




14 Cor 7,9: «È meglio sposarsi che ardere».






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