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Giacomo Alberione, SSP
Appunti di Teologia Pastorale - II edizione

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§ 13. – Scuole di canto

Secondo lo spirito della Chiesa tutto il popolo dovrebbe prendere parte al canto, anche nella Messa. Ma siccome è necessario che alcuni vi siano meglio addestrati a sostegno del coro, guida degli altri e per le parti più difficili, bisognerà pur dare molta importanza alle scuole di canto, in cui educare le migliori voci.

A tutti è noto il motu proprio di Pio X23 per richiamare il canto sacro a quello spirito e a quella gravità che si addice al tempio. A noi non resta che obbedire, qualunque fosse stata la nostra opinione: quando il Papa parla non deve più essere diversità di sentenze: Roma locuta est, lis finita est.24 Però vi deve essere prudenza e ponderazione nell’introdurre le necessarie modificazioni, sia per non volersi imporre ad altri sacerdoti anziani, sia per non urtare troppo la suscettibilità dei cantori vecchi. Il sacerdote giovane, piuttosto che fare cosa contro il volere del parroco, piuttosto che urtare contro di lui, piuttosto che mormorarne col popolo, smetta ogni proposito... Si faccia amare dal parroco con l’obbedienza...: in tal modo in seguito otterrà ciò che pareva insperabile. E questa norma la si applichi generalmente a tutte quelle altre prescrizioni o indirizzi moderni che vengono man mano dati per la cura d’anime.


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Quanto alla riluttanza dei vecchi cantori pare di poter dire: si cerchi convincerli con la ragione del volere del Papa e col far gustare il nuovo canto. Se si arrendono, tutto sarà a posto: se no, si potranno trascurare alquanto i vecchi e raccogliere i giovani: ma colla massima prudenza, altrimenti si allontanano i primi senza attirare i secondi: lo spirito del Signore non è violento.

Per costituire una cantoria richiedesi un regolamento. Ecco alcune cose da porsi in esso, riconosciute utili dall’esperienza: La cantoria si presterà gratis regolarmente nella parrocchia: per occasioni speciali e altrove potrà esigere lire... da dividersi, o restare come fondo... La scuola avrà luogo nei tali giorni... Chi perderà una lezione senza giustificazioni, sarà multato di... (0,10?) a favore della società... Morendo uno della famiglia dei cantori, la scuola eseguirà gratis la Messa funebre.

Le ore da scegliersi devono essere le più comode: ma i ragazzi e le figlie di giorno: gli uomini possono venire anche di sera. Il luogo della scuola può essere qualsiasi per i ragazzi e gli uomini: per le giovani, invece, sarà di regola meglio l’asilo o la chiesa; meglio se assistite dalle suore. Con esse si devono usare tutti quei riguardi di tratto e di prudenza notati sopra, parlando della castità. Quanti giovani sacerdoti, anche innocentemente, ebbero dei disgusti da tali scuole!

Però chi apre una scuola deve subito pensare che dovrà fare dei sacrifizi, e forse gravi, di borsa, di tempo, di comodità: e che forse, ciò non ostante, il frutto sarà ben scarso, e non mancheranno contraddizioni.


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Inoltre il sacerdote giovane deve avere un’altra attenzione prima d’aprire una scuola di canto: le opere non sono durevoli se manca l’appoggio morale e spesso anche materiale che venga dall’alto: e nel nostro caso che venga dal parroco. Perciò conviene ordinariamente che sia il parroco il primo a parlarne col popolo, ad avvertire chi crede meglio, ad invitare i cantori, a cercare i locali, ad insistere presso i genitori perché vi mandino i giovani.

Se non vi è questo, forse non verrà mai da lui quella parola di lode, di incoraggiamento, che spesso è il principale sostegno: forse non verrà mai l’aiuto materiale pur indispensabile anche nelle premiazioni.

Quanto alle materie da insegnarsi, altri dicono doversi partire dal canto polifono più attraente e poi guidare man mano gli alunni al canto gregoriano: altri invece dicono doversi cominciare da questo e solo per necessità, e come premio concedere il polifono. Ciò dipende dai luoghi; ma qualunque sia il metodo, è certo che la parte dominante e principalissima deve essere il canto gregoriano come quello che è vero canto della Chiesa, come quello che occorre più spesso. Ciò anche per evitare il grave inconveniente, lamentato da molti sacerdoti, che in tante parrocchie, ove pure si hanno cantorie fiorenti e forse premiate nei concorsi di musica, il prete è lasciato solo a cantare vespro. Ma è impossibile dire qui tutto che occorre per una scuola: molte cose saranno suggerite dallo zelo e dall’esperienza del sacerdote, altre dalle circostanze, altre ancora dagli stessi alunni.

Non scoraggiarsi però alle prime difficoltà: l’opera è spesso ingrata: ma il canto è nelle mani del sacerdote un gran mezzo per attirare alla chiesa ed ai sacramenti


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gente ritrosa ed anche per accostare il popolo, affezionarselo e così fargli maggior bene spirituale.

Molti esperti parroci hanno osservato non essere generalmente da affidarsi la scuola di canto delle figlie ai sacerdoti appena usciti di seminario. In sette casi su dieci hanno fatta cattiva prova, perché, anche usando le dovute precauzioni, hanno dato luogo a dicerie, pur non essendovi state vere mancanze.

Si potrebbe tale scuola affidarla alle suore o a qualche buona figlia esperta: potrebbe in qualche caso farla il parroco stesso: potrebbe farla il vice-curato, ma dopo alcuni anni di ministero. Che se glie la si vuole addossare subito, ciò non ostante sarà al tutto indispensabile che si osservino le regole sopra stabilite e gioverebbe ancor più che il parroco assistesse alla scuola.




23 Cf Pio X, Inter plurimas pastoralis officii sollicitudines, motu proprio, ASS, XXXVI (1903), pp. 329-339. Con tale documento è ripristinata la melodia gregoriana e regolamentata la musica e il canto corale nella chiesa.



24 Cf ATP, n. 37, nota 1.






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