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Giacomo Alberione, SSP
Appunti di Teologia Pastorale - II edizione

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§ 6. – Donde attingere la materia

I trattati enumerano le fonti, distinguendole in intrinseche: Scrittura e Tradizione, ed estrinseche:

 


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Storia, scienza, letteratura, autorità profana. Qui non osserviamo che due cose pratiche. Il criterio nella scelta della materia per un sacerdote di zelo è questo: preferire ciò che apporta miglior vantaggio spirituale alle anime. Ora questo in generale è la parola della Scrittura, che, quasi un sacramentale, possiede tutta una forza specialissima che le vien da Dio. Per servircene leggiamola, come si è detto sopra, ma non coll’occhio del filosofo, né con quello del critico: coll’occhio invece di Dio: cioè prendendo le parole come parole uscite dalla bocca di Dio. Solo così ce ne potremo servire nella predicazione.

Una fonte cui bisogna attingere, secondo l’esempio di Gesù Cristo, è il libro della natura: poiché naturam magistram praemisit Deus (Tertulliano).14 Le similitudini, le immagini, le parabole di Gesù Cristo erano insegnamenti della natura: ed il Vangelo ne è pieno. Per avere un esempio della ricchezza di questa fonte, basterebbe leggere l’opera di Mons. Rossi Il mondo simbolico (Rivolgersi alla Società Buona Stampa - Torino).15




14 M. T. Tertulliano, De carnis resurrectione, in Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum Latinorum, vol. XLVII, G. Freytag, Lipsiae 1906, p. 41: Dio ha mandato innanzi la natura come maestra.



15 G. B. Rossi, Il mondo simbolico, G. Speirani, Torino 1890.






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