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Giacomo Alberione, SSP Appunti di Teologia Pastorale - II edizione IntraText CT - Lettura del testo |
§ 9. – Come combattere il ballo nelle prediche
Sopra questo argomento, così facile in teoria e così spinoso nella pratica, conviene subito dare un’avvertenza di somma importanza, I sacerdoti dello stesso paese e, possibilmente, della medesima vicaria, ed anche della medesima diocesi dovrebbero avere una qualche norma unica, presa di comune accordo nelle conferenze pastorali o morali, da seguirsi fedelmente al confessionale, al pulpito, nelle relazioni private col popolo. I pratici sanno quali e quanti inconvenienti derivino dalla mancanza di tale accordo.
Venendo poi a dire come potrà regolarsi il predicatore su questo argomento, notava il card. Richelmy,20 non convenire in generale scalmanarsi tanto direttamente contro il ballo. Si può ottenere assai più lavorando indirettamente.
Anzitutto parlare spesso dell’obbligo di schivare le occasioni pericolose e i divertimenti cattivi, senza nominare espressamente il ballo. Avvicinandosi qualche festa o circostanza in cui si suole ballare, si potrà fare una predica molto viva sopra la morte o l’inferno,
portando esempi di persone morte durante i divertimenti, tralasciando però di nominare il ballo e conchiudendo sopra la convenienza d’accostarsi ai SS. Sacramenti in tal festa. Si potrebbe pure aspettare a parlarne al cimitero, durante una visita col popolo, processionalmente; come servirebbe pure stabilire durante il tempo in cui si ballerà, o prima, un’ora di adorazione o la Via Crucis, in riparazione dei peccati commessi in quei giorni: ma anche qui è meglio non fare al ballo l’onore di nominarlo. Si capirà abbastanza. È pure provato dall’esperienza essere mezzo efficacissimo l’avere in fiore e ben regolata la Compagnia delle Figlie di Maria:21 si potrà tenere loro una conferenza. Molti asseriscono di ottenere tutto con questo mezzo: mancando l’esca, come potrebbe svilupparsi l’incendio? Il parroco forse potrebbe farne parlare dal predicatore forestiero; non susciterà così delle animosità contro se stesso.
Allorché nelle feste di campagna comincia introdursi l’uso del ballo, si potrebbe, sotto qualche pretesto, toglierle affatto o sospenderle: ma in questo è necessaria una tattica prudentissima per non attirarsi l’odiosità della popolazione. Si potrebbe per esempio dire che è per consiglio dell’autorità ecclesiastica, ovvero in quella circostanza indire un pellegrinaggio, o, prendendo occasione p. es. da una siccità, fare un’altra funzione per chiedere la pioggia...
Alcuni altri tolsero l’abuso del ballo colla semplice protesta di fatto omettendo la processione.
Ma anche qui forse potrebbe giovare un po’ d’astuzia santa: tenersi in buona relazione col sindaco, coll’albergatore, colle persone influenti. Forse basterà poi una parola da buon amico, detta in confidenza...:
venendo qualche volta in casa del parroco, ricevendo da lui dei favori, trovandosi alcune volte a pranzo con lui, queste persone non oseranno forse rifiutarsi innanzi alla domanda del parroco.
Per altri giovò stabilire in alcune feste qualche divertimento molto attraente, come sono corse, cinematografo, proiezioni, ecc.: servendosi a tal uopo dell’opera delle figlie e dei giovani.
In generale poi sta la regola detta sopra: non combattere direttamente il ballo.