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Giacomo Alberione, SSP Appunti di Teologia Pastorale - II edizione IntraText CT - Lettura del testo |
§ 10. – Per gli Esercizi spirituali
1° Anzitutto: sono essi stabiliti per legato? Se sì, sarà già fatto un buon passo. Se no: bisogna usare industrie per raccogliere il denaro, quando non voglia rimetterlo il parroco o il rettore della chiesa. Industrie possono essere: porre in chiesa innanzi ad un quadro di S. Ignazio, o d’altro santo, una cassettina con l’iscrizione: elemosina per gli Esercizi spirituali, quindi raccomandarla qualche volta, ovvero ricordare due o tre volte nell’anno quanto sia opera buona far dettare i santi spirituali Esercizi, offrendo qualcosa dei frutti di campagna, o dei denari, o lasciando questo obbligo agli eredi per testamento...
In alcune diocesi è fondata la società dei Missionari gratuiti22 per dettare gli Esercizi dove, stante la povertà, non si potrebbero avere. Ma so di parroci, che, col semplice lodare la bontà dell’opera di offrire il necessario per gli Esercizi spirituali ottennero assai più di quanto desideravano: non poterono accettare tutte l’offerte.
2° Ogni quanti anni gli Esercizi spirituali? Di regola, dicono uomini pratici, si possono porre ogni quattro anni. Più sovente ne verrebbe tolta l’importanza, non scuoterebbero più; più di rado sarebbe tramandare troppo un bene così abbondante, come si suole d’ordinario ottenere in tali circostanze.
3° Quanto hanno da durare? La media è di dodici giorni.
4° Come prepararli? La preparazione è assolutamente necessaria: da essa senza dubbio dipende metà e, spesso, i tre quarti del frutto. Il parroco potrà preparare ogni cosa cercando: a) predicatori zelanti e pratici: perché è specialmente negli Esercizi spirituali che si deve evitare le vaporosità vuote: sono molto abili in generale per gli Esercizi spirituali i parroci. b) Il tempo più opportuno per la popolazione: non vi siano lavori urgenti, la stagione non sia anche troppo incomoda. c) Avvisare molto prima, anche diversi mesi prima: da principio ne darà l’annunzio in modo vago, poi lo preciserà sempre più, ne spiegherà il fine, farà pregare per il buon esito in pubblico ed in privato.
5° Come si svolgono. Il parroco potrà determinare coi predicatori l’orario e il modo delle funzioni; ma in ciò egli dovrà piuttosto esporre le circostanze della popolazione che dar consigli o comandi: chi deve dirigere gli Esercizi non è il parroco, sono i predicatori. Lasci perciò a loro grande libertà e mostri in essi tutta la sua fiducia; se non l’ha, non li inviti. Sarà bene che i predicatori chiedano al parroco quali sono i difetti più comuni nel paese. Il parroco poi in quei giorni abdichi, per così dire, il suo ufficio di dirigere e disporre; gli stessi avvisi è meglio siano dati dai predicatori.
Egli procuri buon numero di confessori: se gli è possibile si astenga dall’entrare in confessionale e induca i penitenti, eccetto i veramente scrupolosi, ad andare da altri. È meglio invitare un solo predicatore e lasciare a lui la scelta dei compagni, o del compagno, perché più facilmente si accorderanno nell’indole e nell’ordine della predicazione.
Lo si vedrà meglio più sotto: ma intanto conviene fin d’ora notare come riesca di gran vantaggio la predicazione alle classi distinte di persone: è già comune l’uso di separare gli uomini dal resto della popolazione: ora si fa strada quello di separare anche i giovani e più raramente le donne e le figlie.
È sommamente da inculcarsi: di non invitare due volte di seguito i medesimi predicatori: curare che questi prima di incominciare gli Esercizi spirituali o durante gli stessi non si mettano in relazione con famiglie, eccetto casi specialissimi: non si perda troppo tempo alla sera in giuochi, non vi siano pranzi rumorosi o luculliani, ecc.
Quei predicatori, che non dessero buon esempio in ogni cosa, distruggerebbero con una mano ciò che con l’altra hanno edificato.
Qui si dovrebbe fare la questione del dialogo: è da farsi? e come? Si hanno varie sentenze. Alcuni lo vorrebbero escludere affatto, come non decoroso per la santità del luogo e come pieno di inconvenienti: altri lo vorrebbero sempre, perché attira gente e permette di capire cose che altrimenti sarebbero assai difficili. La sentenza comune sta nel mezzo: si faccia, ma con regole di scienza, prudenza e zelo necessarie. Cioè: si prepari tra il maestro e il discepolo, accordandosi circa le obiezioni e le risposte: si evitino gli scherzi
grossolani e triviali non adatti al sacro tempio: si badi a non entrare in questioni sottili e inutili, a non fare obiezioni per cui sia troppo difficile la risposta.
6° Come regolarsi dopo gli Esercizi spirituali. È necessaria una cura sollecita perché il frutto non parta col partire dei predicatori: la convalescenza del malato ha bisogno d’attenzioni quanto la malattia stessa. Le ricadute sono peggiori delle cadute.
È necessario fornire i mezzi di perseveranza, che possono essere: ricordare sovente i propositi fatti, rammentare i ricordi-mezzi dati dai predicatori: insistere sopratutto sulla fuga delle occasioni, sulla frequenza ai SS. Sacramenti, sulla divozione a Maria SS. È cosa utilissima, d’accordo coi predicatori, stabilire un’opera esterna che curi il male principale: ex. g. una compagnia, un circolo pei giovani, l’adorazione mensile, ecc.
Lo zelo poi suggerirà altre cose.
Il dott. Swoboda nel suo splendido trattato La cura d’anime nelle grandi città insiste molto sopra la divisione del popolo in classi distinte per la predicazione. È vero che la sua tesi fa più per le grandi parrocchie: ma in qualche parte sta pure per i nostri centri rurali.23