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Giacomo Alberione, SSP Appunti di Teologia Pastorale - II edizione IntraText CT - Lettura del testo |
Allargato anche in Italia il diritto di voto, cresce la necessità di occuparsi di quest’opera. Non basta che noi lavoriamo nella chiesa: e se domani uomini senza fede, saliti al potere, ci impongono la legge del divorzio, cacciano le suore, incamerano i beni ecclesiastici, tolgono il catechismo alle scuole? Ma in questa azione così irta di molte difficoltà occorre una somma prudenza.
1° Riguardo all’elezioni politiche noi sappiamo che ci imponga il Non expedit: sappiamo che Pio X dispose nella sua Enc. “Il fermo proposito”31 che fosse possibile una dispensa quando nei casi particolari se ne riconosca la stretta necessità per il bene delle anime e dei supremi interessi della Chiesa, e i vescovi ne facciano domanda.
2° Altro è prepararsi alle elezioni, altro è praticamente sostenere una lista propria. Prepararvisi è sempre inculcato dalle direzioni pontificie: scendere in campo, con lista o candidati proprii, dipenderà dalle circostanze. Pare però di poter dire come norma generale: non si lasci trasparire mai che si sostiene un nome od una lista per mire personali o di partito o per soli fini materiali, come ragione d’una strada, d’una piazza, ecc. Il sacerdote deve solo sostenere una lista od un nome per fini più alti, cioè quando ne va di
mezzo il bene delle anime: in altri casi è bene che voti, ma non è prudente che sostenga un partito.
Avuto riguardo a queste due regole di direzione generale, viene inculcato d’avere in ogni parrocchia un gruppo d’elettori organizzati, disposti a scendere in campo solo quando il bene soprannaturale l’esiga. Ma sia pel modo pratico d’attuare questo, sia per statuti e schiarimenti, rivolgersi all’ufficio Centrale dell’Unione popolare (Padova).