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Giacomo Alberione, SSP
Appunti di Teologia Pastorale - II edizione

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Pulizia nelle chiese

Dalla faccia si conosce l’uomo coi suoi pensieri e sentimenti: dall’aspetto della chiesa si conoscono il parroco o il rettore col loro spirito di fede e di zelo.


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Di più: una chiesa, ancorché modesta, ma pulita e ordinata invita a pregare e concilia l’affezione del popolo; mentre una chiesa, ancorché grandiosa, ma in disordine e mal tenuta, disgusta chi vi entra. Quanto importa anche dal solo lato pastorale aver cura della chiesa!

A questo scopo giova ricordare quanto sopra si è notato riguardo al sacrestano. Non ogni persona è atta a tal ufficio e ci vuol prudenza nella scelta: ma più ancora si richiede pazienza nell’addestrarlo al suo ufficio e nel sorvegliarlo perché vi si mantenga sempre fedele.

Né questo può bastare in generale: in santa pace il sacerdote dovrà eseguire egli stesso certi lavori più delicati. Né si tenga umiliato il sacerdote di ciò, poiché si tratta di servire il più grande Re. Anzitutto si dovrà tenere d’occhio, direi l’esterno della chiesa: le adiacenze della chiesa ed i muri esterni, perché siano preservati da immondizie: il tetto ed i muri, per riparare le eventuali rotture; le finestre perché le tende ed i vetri siano sempre decenti.

In secondo luogo l’interno della chiesa: il pavimento, che deve essere scopato e qualche volta lavato; i banchi, che devono tenersi puliti e ben allineati; i muri, i pilastri, i cornicioni, le volte, gli altari, i quadri, le statue, che si hanno da spolverare tanto spesso quanto è necessario per essere costantemente conservati mondi; le tovaglie, i corporali, i camici, che devono mutarsi spesso; le paramenta, i messali, i vesperali, cui si deve subito riparare ogni guasto; i vasi sacri per cui non sarà mai soverchia ogni cura del sacerdote.

Si noti però che a conservare a lungo ed in buono stato le paramenta, la biancheria, i libri e i vasi sacri,

 


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giova provvedere armadii grandi e collocarli in luogo sano: poi si dovrà assegnare a ciascuna suppellettile sacra il suo posto e collocarvela costantemente ben piegata o in ordine.

Le cose però, anche meglio tenute, vengono a logorarsi col tempo. Si dovrà pensare a sostituirle. E qui è da evitarsi ogni spirito di avarizia o di grettezza: non siamo avari con Dio, perché non sia avaro con noi. Facciamo quanto possiamo noi: poi esponiamo chiaramente quanto occorre al popolo: non mancheranno mai persone buone che ci verranno in aiuto. Del resto anche qui possono servire le lotterie, i banchi di beneficenza, le collette, le rappresentazioni cinematografiche.




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