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Giacomo Alberione, SSP Appunti di Teologia Pastorale - II edizione IntraText CT - Lettura del testo |
Principii. – 1° Corre una differenza assai importante tra la pietà del sacerdote e la pietà del semplice cristiano.
La pietà di questi ha per fine la santificazione propria, la pietà del primo mira invece a santificare sé
ed a santificare gli altri. Il semplice fedele prega per vincere le proprie passioni e per stabilire nel proprio cuore lo spirito di Dio: si esamina sull’adempimento dei suoi doveri individuali, egli ha innanzi a sé: io e Dio. Il sacerdote invece, specialmente se parroco, prega per la santificazione propria e altrui, per far vivere lo spirito di Dio in sé e negli altri: si esamina sull’adempimento dei doveri individuali e di quelli sacerdotali in favore delle anime.
2° Il semplice fedele dispone delle sue pratiche di pietà come e quando crede, o meglio come richiede il bene dell’anima sua: il sacerdote deve guardare insieme di non ostacolare la comodità dei fedeli.
3° Il sacerdote santifica le anime nella misura della santità propria. Se egli è più santo guiderà più innanzi nelle vie di Dio le anime che gli sono affidate: se egli è più santo convertirà maggior numero di peccatori. Condurre le anime sino all’altezza cui si è giunti è cosa relativamente facile: più innanzi, per parte del sacerdote, ben difficile. La conversione è opera di persuasione e più di grazia: ora opera la persuasione chi la sente profondamente in sé: ottiene più sicuramente dal Signore chi prega con cuore puro.