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Giacomo Alberione, SSP
Appunti di Teologia Pastorale - II edizione

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§ 5. – Elemosina e risparmio

In generale. – Vi sono due modi di spendere a pro delle anime ciò che ci è superfluo: distribuirlo alla spicciola, man mano che ci si presenta l’occasione, ai poveri, alla chiesa, alle opere pie, ecc.: ovvero capitalizzare questo superfluo per poi impiegarlo tutto


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in qualche opera che richieda somme importanti, per es. nel fondare o ampliare un ospedale. Quale scegliere? Non è possibile una regola precisa per tutti i casi. Ma si può dire: non siamo schiavi né d’un modo, né dell’altro. Sotto pretesto di capitalizzare non bisogna nascondere una fine avarizia ed esporsi al pericolo di farci tenere come avari in vita; lasciar cadere iniziative sante, lasciar perire opere utili e, nel dubbio continuo sul modo di impiegare il danaro, far niente di bene né in vita né in morte.

Così sotto pretesto di farci il bene in tempo potrebbe accadere di distribuire tutto senza matura riflessione, in modo meno utile, in opere di secondaria importanza.

Evitati tali inconvenienti, ciascuno potrà esaminarsi bene innanzi a Dio, od ogni settimana per confessarsi od almeno negli Esercizi spirituali, sopra l’uso da fare di quanto ha: gli gioveranno specialmente queste due domande: se dovessi morire mi troverei soddisfatto riguardo a questo? come sarò contento d’aver fatto in punto di morte? Del resto è prudenza cristiana in generale non rimandare tutto alla morte: allora non saremo noi che ci priveremo dei beni per il Signore, ma la morte: sarà questo così meritorio?




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