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Giacomo Alberione, SSP
Appunti di Teologia Pastorale - II edizione

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§ 4. – Norme ai sacerdoti maestri

Il principio che deve regolare tutta la loro vita sacerdotale è questo: essi sono anzitutto sacerdoti, cioè destinati a lavorare alla salvezza delle anime: il far scuola non è che un mezzo a questo. E difatti farebbe una cosa ben sconveniente chi posponesse la nobiltà


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più alta e la missione più sublime ad altra inferiore. Or così farebbe chi considerasse più la qualità di maestro che quella di Sacerdote. D’altra parte tutti sanno quale efficace influenza possa esercitare un maestro sacerdote sulla scolaresca, per formarla a sentimenti religiosi: quale ascendente egli possa acquistare sui genitori: quali buoni principi possa disseminare in mezzo ai suoi colleghi. Osservano però molti parroci che questo non avviene molte volte: i maestri-preti spesso sono inferiori alla loro missione. E perché? Anzitutto, perché la scuola è una fatica non indifferente, e chi vi si dedica sei ore al giorno lascia poi facilmente lettura spirituale, visita al SS. Sacramento, meditazione, rosario, il confessionale, le visite agli infermi, la predicazione, ecc., quelle opere insomma che servono alla santificazione sua e altrui. In secondo luogo perché i maestri facilmente restano nominati a vita. Allora forti della loro posizione, sostenuti spesso dal Comune e dai secolari si mettono a far il contro-altare al parroco. In terzo luogo, perché la scuola, mentre è cosa ottima in sé, porta nelle circostanze di vita, nell’ampiezza di relazioni, nella indipendenza da una sorveglianza indiretta, dei gravi pericoli, che ognuno può comprendere. Di qui il detto d’un vescovo: ho tante spine quanti sono i maestri preti in diocesi.

Per ciò ecco alcune regole.

1° Il maestro-prete lavori intensamente alla santificazione propria con le meditazioni, le letture spirituali, ecc., con fuggire i pericoli, specialmente la famigliarità con le maestre.

2° Lavori alla santificazione altrui: considerando la scuola come il campo del suo ministero, come campo delicato, ove coi semi della scienza, per ufficio è tenuto


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a mettere i germi della virtù e della fede: occupandosi in ogni modo possibile del ministero esterno, specialmente del confessionale e della predicazione.

3° Sappia compiere ogni sacrificio allo scopo di conservare la buona armonia non solo, ma un’umile sottomissione col suo parroco, ancorché giovane. Quale rimorso per lui se, giunto in morte, dovesse confessare: io insegnai a leggere, a scrivere, ma fui causa di rovina spirituale con la caparbietà e insubordinazione! tradii la mia missione principale: salvare le anime, per ridurmi a fare un mestiere al fine di campare una vita infelice.

Vi sarebbero ancora tante cose a dirsi riguardanti l’azione del parroco, del vicario foraneo, e degli altri sacerdoti: in parte si vedranno nel capo seguente ove si parla delle relazioni dei sacerdoti, in parte si lasciano per non venire meno alla brevità prefissa.

 

 

 

 

 




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