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Giacomo Alberione, SSP
Appunti di Teologia Pastorale - II edizione

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§ 3. – Come comportarsi in confessionale
colle varie specie di penitenti

A) Coi giovani.

In generale giova procedere in tutto, anche nel dare gli avvisi, per domande e risposte; altrimenti si divagherebbero.

Accusa. – Dopo aver chiesto il tempo dell’ultima confessione, se fatta la penitenza e Comunione, è meglio


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lasciare che facciano essi stessi l’accusa, aiutandoli con domande opportune. Le domande siano in generale fatte:

impersonalmente, ex. g.: c’è qualcosa sulle orazioni?

2° In modo che non dia troppo a sospettare che il confessore giudichi molto cattivo il penitente: cioè procedendo dal meno grave al più grave, e con domande che non facciano vergognare tanto il penitente. Così se un giovane s’accusa per es. d’essersi fermato a discorrere con figlia,2 da solo a solo, si può chiedere: Vi è stato con lei qualche scherzo che non vada bene?... e non: avete fatto porcherie?...

3° Non discendere sino alla specie infima quando si prevede dal complesso che il giovane non sarebbe sincero e commetterebbe sacrilegio, e d’altronde tutto è già compreso sotto una formola generica. Poiché da una parte è più grave il precetto di far evitare il più possibile ogni scandalo che il tutelare la integrità, dall’altra i penitenti molto spesso non percepiscono la malizia specie distinta di certi peccati.

Il confessore in parecchi casi provvederebbe forse alla tranquillità dei penitenti se dopo l’accusa dicesse presso a poco così: Ora intendi anche di chiedere perdono dei peccati della vita passata, di quelli dimenticati, non conosciuti, di quelli non confessati bene, non saputi spiegare... io ti dò l’assoluzione su tutto che hai innanzi a Dio... Non è forse meglio che l’assoluzione cada solo indiretta su certi peccati, piuttosto che esporre un penitente al pericolo gravissimo di sacrilegio? Gesù Cristo, mi sembra, avrebbe preferito questo ripiego.

Ecco una formola delle domande da farsi ai giovani,

 


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seguendo l’ordine dei comandamenti: C’è qualcosa da dire sulle orazioni del mattino e sera? è sfuggito qualche volta il nome di Dio, di Gesù Cristo, ecc.? e, se sì: molto sovente? La Messa è stata ascoltata con divozione? e il catechismo? E coi genitori c’è qualcosa che dia pena? C’è stata qualche parola coi compagni? Sono venuti pensieri cattivi? trovato coi compagni che discorressero male? e, se sì: fatte con loro cose che non andassero bene? se sì: anche con figlie? Tante volte?

Su questo punto, quando si conoscono già capaci di commettere alcuni peccati gravi, ancorché negassero, si potrebbe chiedere: le avrai fatte poche volte, per es. solo dieci, o quindici volte... (S. Alfonso).3 Preso qualcosa ai compagni? C’è stato qualche bugia? accaduto di mangiar carne in venerdì? C’è qualcosa ancora? Sul fine, se sono giovani molto timidi si potrà ancora chiedere: Stato tranquillo, contento dopo l’ultima confessione?... E per un piccolo sospetto che diano d’aver commessi sacrilegi, si può subito domandare: È già molto tempo che non sei più tranquillo? Da che età? quanti anni avevi quando hai fatto l’ultima confessione buona?... Quindi si aiutano a fare facilmente una buona confessione generale...

Come eccitarli al dolore. – Con proposizioni brevi, vive, per domande e risposte, per es.: lo sai che quando uno pecca, con una mano si chiude il paradiso?... e con l’altra si apre l’inferno? Un fanciullo che ha il peccato mortale, se alla mattina venisse trovato freddo cadavere nel letto dalla mamma, dove sarebbe andata l’anima sua? Ti piace mica andare a bruciacchiare nel purgatorio?... Ebbene, schiva anche i peccati più piccoli... Gesù Cristo sulla Croce sanguinava da tutte le parti: sai il perché?... Per i nostri peccati. Oseremmo andare


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a piantare una spina nell’Ostia santa?... Questo fa il peccato veniale.

Avvisi. – Se ne dia uno soltanto, al più due, difficilmente tre: non li riterrebbero. Si aspetti darli dopo completata l’accusa, scegliendo la cosa più importante, cercando di tagliare ciò che è radice di tutti o quasi tutti i peccati del penitente. La formola sia breve, viva, per domande e risposte; la cosa in sé sia praticabile, secondo l’età e la condizione di vita. Es.: sai che Gesù Cristo ascoltava sempre Maria Santissima e S. Giuseppe? Se venisse Gesù a dirti “fa’ questo o quello”, obbediresti?... Ebbene, papà e mamma rappresentano Gesù Cristo. Ti piace andar in paradiso?... Ebbene, vuoi che ti insegni una via breve e facile?... Recita ogni sera tre Ave Maria, finite le orazioni. Lo farai?... Quando incomincerai? Lo sai bene che alla tua destra vi è un angelo che nota tutti i tuoi pensieri, parole ed azioni?... Li porterà poi al giudizio di Gesù Cristo... attento dunque... Non l’hai mai sentito dire che un compagno cattivo è come un pomo marcio?... Se lo metti in un canestro di buoni, che ne sarà?... Attento ai compagni... Se non puoi schivarli guarda però di cambiar discorso... per es. se sei al pascolo chiedi al tuo compagno a che ora andrà a casa... se sei a scuola, dove sia la lezione, ecc.

Penitenza. – Sia breve, possibilmente da farsi subito, sia medicinale, con fine speciale: per es. dire tre Padre nostro, per non più andare coi compagni cattivi... per obbedire... studiare l’atto di contrizione... venire una volta al catechismo, ecc.

Conclusione. – Il fanciullo è capace di poche cose; dunque essere brevi.

Spesso i fanciulli di campagna imparano le malizie prima di quelli di città e ne hanno più vergogna al


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confessionale; dunque anche per essi sono necessari i confessori forestieri, e giova evitare il grave abuso di mandarli a squadre da questo o da quel confessore determinato: si lasci loro libera la scelta. Bisogna che il prete mostri loro familiarità, ma non metta tanto facilmente le mani addosso; bisogna dire loro nel prepararli che il peccato che non osano confessare lo accusino pel primo, oppure dicano almeno: ho qualcosa che non oso dire... mi faccia delle domande... ho ancora un peccato di pensieri, o parole, ecc. e rispondano poi con sincerità alle domande del Sacerdote.




2 Figlia (piemontesismo) sta per ragazza. – Non occorre ripetere che, qui e altrove, l’Autore esprime la sensibilità pastorale del primo Novecento.



3 Cf Alfonso M. de’ Liguori (san), Istruzione pratica pei confessori, Opere ascetiche, dogmatiche e morali, vol. IX, Marietti, Torino 1887, p. 630. Le frasi in corsivo del capitolo riguardante il modo di “comportarsi in confessione con le varie specie di penitenti” sembrano attinte dallo stesso testo (pp. 609-635) e riformulate. Il metodo è simile.






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