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Giacomo Alberione, SSP Appunti di Teologia Pastorale - II edizione IntraText CT - Lettura del testo |
D) Coi timidi.
Il confessore farà molto bene se dal pulpito toglierà la paura e la timidezza predicando sovente sulla sincerità e insegnando il modo di confessare ciò che fa più vergogna: potrà suggerire di accusare pel primo il peccato che incute più timore, o almeno di incominciare con queste parole: ho un peccato che non oso confessare, mi faccia delle domande, ho ancora un peccato di pensieri, parole, opere, ecc., e poi rispondano tranquillamente alle domande del confessore. La predica sulla sincerità ha sempre un frutto che si vede quasi subito: specialmente se dopo di essa si va in confessionale.
Al confessionale giova incoraggiare i penitenti, aiutandoli con domande progressive a minori ad majus: pensieri, discorsi, desideri, opere, da soli o con altri. Queste domande presentino sempre il peccato sotto l’aspetto meno vergognoso; il confessore si mostri contento e qualche volta lodi il penitente per la sua schiettezza.
Incoraggiarli ancora in altri modi dicendo che si confessano ad un uomo come essi, assicurandoli del
sigillo, mostrando il merito grande che è il vincersi, e come sia prova di buona volontà la schiettezza, ricordando che dopo discenderà la pace nel cuore, che se succedesse una morte improvvisa... che i peccati nascosti saranno pubblicati nel giudizio...
Non si facciano mai segni di sorpresa, né scatti nel sentire peccati un po’ gravi: non si riprenda mai con asprezza: non si facciano in generale correzioni fino ad accusa completa. Si ricordi sempre che bisogna uccidere il peccato, ma salvare il peccatore: e che il sacerdote, come Gesù Cristo, deve riprendere sempre il peccato, ed insieme amare fortemente il peccatore.