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Giacomo Alberione, SSP Appunti di Teologia Pastorale - II edizione IntraText CT - Lettura del testo |
§ 5. – Come assicurare il frutto della comunione
Ai nostri giorni vi ha un consolante risveglio per la frequenza alla S. Comunione. Non vi è a temere che la frequenza diminuisca per qualche anima tiepida la riverenza? Potrebbe benissimo avvenire che si tenga conto soltanto di ciò che il decreto stabilisce, come sole condizioni necessarie, lo stato di grazia e la retta intenzione, e non si badi alle altre parole, contenute pur nello stesso documento: Poiché i Sacramenti della nuova legge, quantunque producano il loro effetto ex opere operato, pure questo effetto è tanto maggiore quanto maggiori sono le disposizioni con cui si ricevono, perciò vuolsi attendere a far precedere
alla S. Comunione un diligente apparecchio ed a farla seguire da un conveniente ringraziamento, proporzionato alle forze, alle condizioni ed ai doveri di ciascuno.
L’effetto che deve ottenere la Comunione frequente è: si liberino le anime a poco a poco dai peccati veniali e dal loro effetto.13
Ora tre sono le cause per cui non si approfitta nelle comunioni, dice il Card. Bona.
1° Quia aliud comedimus, aliud esurimus:14 cioè perché si riceve un Gesù povero, un Gesù umile, un Gesù paziente, un Gesù mortificato, un Gesù caritatevole, e si appetisce invece ricchezza, onore, piacere, vendetta. È necessario che il Sacerdote poco per volta, dal pulpito e dal confessionale, faccia penetrare nelle anime questa idea: Il desiderio di Gesù Cristo e della Chiesa che i fedeli si accostino ogni giorno al S. Convito, è sopratutto perché i fedeli, congiunti a Dio col Sacramento, ne traggano forza a raffrenare le passioni: a purgarsi dalle colpe leggere nelle quali ogni giorno possono incorrere: ad evitare i peccati gravi cui va incontro l’umana fragilità: non già principalmente perché si provveda all’onore dovuto a Dio: non già perché ciò sia quasi come una mercede od un premio delle proprie virtù. Questo ha da essere specialmente il fine della Comunione frequente. Nel preparamento ciascuno ha da determinare lo scopo preciso: correggere il tale difetto, che riconosce d’avere; praticare la tal virtù che manca. – Se invece non si va alla Comunione con desiderio vivo e ardente di correggerci, allora si avvera quanto diceva un santo: La Comunione finisce collo stare con tutti i peccati veniali... per alcune anime volgari.
2° Omissio necessariae praeparationis.15– Questa [preparazione] è necessaria per mille ragioni: ed è doveroso insistere specialmente sulle persone che frequentano. Si può inculcare un quarto d’ora almeno di preparazione; ove le occupazioni fossero molte, si può insegnare a prepararvisi sino dalla sera antecedente con qualche affetto, col fissare il fine della Comunione, coll’addormentarsi con un buon pensiero: insegnare a ricordare subito appena svegliati il grande atto che si sta per fare, compiere subito qualche atto di virtù, pensare a Gesù per istrada, entrare in chiesa con rispetto, ecc. Usando di queste industrie non sarà più necessaria una preparazione formale, in chiesa, così lunga.
Molti però non sanno come fare la preparazione immediata: è bene insegnare spesso e chiaramente: col dire che portino il libro, poiché sono ben rari coloro che possono farne a meno; che se non hanno il libro, recitino adagio gli atti di Fede, Speranza, Carità e Contrizione; qualche Pater o altre preghiere. È molto buona l’usanza di fare in circostanze un po’ solenni un fervorino, prima e dopo, ma in modo semplice, chiaro, adagio, che serva a mettere nel cuore degli uditori i pensieri e gli affetti che devono portarvi anche le altre volte.
È pure lodevole l’uso di fare stampare dei ricordi della Pasqua con preghiere adatte come preparazione e ringraziamento, con i propositi da farsi in tale occasione, con gli avvisi per conservare il frutto.
3° Quia ad exteriora statim divertunt.16– Ciò che si è detto per la preparazione sarebbe da ripetersi pel ringraziamento. Di più si badi a dire che il ringraziamento principale sta nell’adempiere lungo il giorno
i nostri doveri, praticare le virtù, eseguire le promesse fatte a Gesù Cristo. Il Sacerdote ha da insistere perché lungo il giorno ricordino la Comunione del mattino e recitino ancora almeno qualche giaculatoria: dire che Gesù si ferma qualche tempo sacramentalmente nel nostro cuore ed in quel tempo è necessario eccitarsi con più attenzione ad atti d’amore, di ringraziamento, di speranza, di domanda.