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Giacomo Alberione, SSP Appunti di Teologia Pastorale - II edizione IntraText CT - Lettura del testo |
Capo IV
PREDICAZIONE
§ 1. – Necessità
La predicazione, come fu il ministero principale pel Divin Salvatore, così doveva pur esserlo per gli apostoli e i loro discendenti: Euntes, docete omnes gentes.1 Che se si dà uno sguardo al Vangelo, agli Atti degli Apostoli, alle lettere, alla storia ecclesiastica dei primi secoli, vien spontanea la domanda: ma dunque il prete, l’apostolo, Gesù Cristo sono predicatori e quasi null’altro che predicatori? Ma dunque tanti sacerdoti che riducono il loro ministero alla Messa, a poche benedizioni, a poco studio, ecc... non sono veri preti? Non voglio dare una risposta.
Nella Chiesa militante, figura della Chiesa trionfante, vi sono molte mansioni: e vi devono pur essere sacerdoti che si occupino di altre cose. Ma sta intanto che ogni sacerdote deve predicare per quanto può, che pel sacerdozio in generale la prima delle occupazioni è la predicazione: che alcuni, non occupandosi di tal ministero pure potendolo, non si possono dire veri sacerdoti, nel senso formale della parola: poiché ciò che Gesù Cristo ordinò sovra ogni altra cosa agli Apostoli fu il predicare. Ciò può ferire alcuno, ma per ciò non sarà men vero.
E perché la predicazione ha tale importanza? Perché è il mezzo ordinario di propagare e conservare la fede nel mondo: fides ex auditu, auditus autem per verbum Christi.2
E perciò saranno sempre norma d’ogni sacerdote le parole di S. Paolo: Predica verbum, insta opportune, importune; argue, obsecra, increpa, in omni patientia et doctrina.3 I santi Padri dedicarono ad essa gran parte delle loro energie e dopo di essi i sacerdoti santi non tralasciarono mai di spandere la divina parola in tutte le occasioni. Togliamo la predicazione e perirà il cristianesimo, come tolto il seme non vi saranno più le piante: Semen est verbum Dei.4
Essa è ancora più importante oggi: stante la massima facilità in cui si trova il popolo di sentire tanti errori: e S. Antonino dice: La predicazione della divina parola è il primo e più necessario ministero della Chiesa in ogni tempo: ma specialmente quando si dilata l’errore e trionfa l’iniquità, quando impallidisce la fede e si raffredda la carità.
Due conseguenze:
1° Anzitutto predichiamo, per quanto è possibile, tutti: o parroci o curati, o cappellani o preti liberi: quali dai pulpiti e quali nel catechismo ai fanciulli... Si dirà: Io ho un beneficio che non ha tal peso. Ma si può rispondere: l’ufficio di predicare ti viene per ciò stesso che sei sacerdote: e non potrai scusartene tanto facilmente quando Gesù Cristo ti chiederà conto di quella grande missione che ti ha affidato e con cui ti ha tanto onorato. Si obietterà ancora che per molti vi sono tante difficoltà. È vero: la predicazione è un sacrificio. Ma siccome è tanto importante, noi dobbiamo prepararvici con lo studio, con la pietà, con il
comporre a tempo libero le prediche. Molti trovano difficoltà perché trascurarono i talenti. Del resto è ben difficile che un sacerdote non possa almeno fare il catechismo e questo è una delle parti più umili, ma più necessarie del ministero della parola.
2° Saper cogliere le occasioni: per un sacerdote zelante queste sono molte e spesso in esse può fare gran bene. Egli può togliere argomento da un matrimonio, da premiazioni, cresime, gite ginnastiche, benedizioni di chiese, da una sepoltura, da una morte improvvisa, da una disgrazia, da un terremoto... può predicare anche in ogni messa festiva e persino in alcune messe feriali. In tali occasioni la parola di Dio è meglio compresa: chi per esempio non sa quale profonda impressione non faccia una predica nel cimitero, durante la visita al medesimo?
Un Sacerdote diceva di non predicare mai alcune verità più scottanti come in quel luogo: solo là parlava chiaramente del vizio dell’ubriachezza e del ballo, e là, più chiaro che altrove, predicava contro la disonestà, tutti capivano, tutti approvavano: mentre forse nella stessa chiesa non avrebbero fatto frutto le sue parole, anzi sarebbero state criticate. Di più tali industrie hanno ancora un doppio effetto: di rendere cioè più famigliare in tutte le circostanze della vita il pensiero della religione: dimostrare come questa deve su tutto estendersi e tutto santificare: come essa approva ciò che, senza danneggiare l’anima, è utile al vero progresso, alla scienza, alla vita materiale. Ed in secondo luogo ciò che si dice in tali circostanze vien più ricordato, sia perché d’ordinario deve venir meglio preparato, sia perché la solennità esterna serve ad imprimere meglio quanto si dice.