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Giacomo Alberione, SSP
Appunti di Teologia Pastorale - II edizione

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Retta intenzione. La parola di Dio è una semente: chi la getta è l’uomo: ma chi solo può dare l’incremento è Dio. E Dio nega il frutto a chi predicando cerca se stesso e predica se stesso. S. Maria Maddalena de’ Pazzi diceva che Dio rimunera le nostre opere a peso di purità d’intenzione: in omnibus et super omnia Deus. Perché, domanda un autore, l’universo fu convertito da pochi predicatori semplici e di nessuna coltura? Perché, specialmente, cercavano Dio solo: testimonio S. Paolo che scrisse: Non enim nosmetipsos praedicamus, sed Jesum Christum.5 Perché oggi predicatori quasi innumerevoli non convertono? Perché cercano se stessi. E questo si verifica in tre modi particolarmente:

a) coll’aver di mira la gloria mondana: cercare di far sfoggio della propria scienza, di letteratura, di coltura: usar artifizi per farsi invitare specialmente nei luoghi più importanti: badare solo a moltiplicare l’uditorio e non a convertire: studiarsi prima e dopo la predica di far cader il discorso su di essa per sentire gli elogi: raccontare a tutti, sino alla importunità, i miracoli di conversione ottenuti e gli applausi avuti.

Questi sono tutti segni che si cerca se stessi: prediche che non convertono.


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b) Coll’aver di mira l’interesse. Certamente il sacerdote ha bisogno di vivere e merita l’operaio la sua mercede, ma è necessario cercare prima il regno di Dio e la sua giustizia et haec omnia adjicientur vobis.6 Il pensare più di tutto e sopratutto allo stipendio: il lamentarci quando si riceve poco, il lodare quando si riceve molto, son cose che fanno dubitare della rettitudine d’intenzione.

c) Col seguire unicamente la propria inclinazione. È certo anche qui che l’inclinazione è buon aiuto: ma noi dobbiamo santificarla con considerazioni e fini soprannaturali. Sarebbero abusi il non abbassarsi a parlare col popolino, il non voler chiamare mai predicatori forestieri che ci sostituiscano, il tralasciare altri doveri per la predicazione, il voler solo dare sfogo ad una certa mania che uno può avere di prodursi.

Ad evitare questi tre difetti il predicatore si potrà prendere il motto: Da mihi animas, caetera tolle.7 Riferisce Mons. Costamagna del Ven. Don Bosco che nell’inviare i suoi primi missionari rivolse loro queste parole: Andate, il Papa vi ha benedetti e vi manda: e vi mando anch’io: andate, ma ricordatevi: Anime e non denari.8

 




5 Cor 4,5: «Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore».



6 Lc 12,31: «E queste cose vi saranno date in aggiunta».



7 Cf ATP, n. 164, nota 1.



8 Cf E. Ceria, Annali Società Salesiana. Dalle origini alla morte di San Giovanni Bosco (1841-1888), SEI, Torino 1941, pp. 254-255. A pagina 256 l’autore pubblica la lettera di Pio X.






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