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Giacomo Alberione, SSP
Appunti di Teologia Pastorale - II edizione

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Preparazione. È necessaria per sapere che dire: di un tale predicatore è occorso di sentire: egli prima di salire il pulpito non sa che dirà, mentre predica non sa che dice, dopo non sa che abbia detto. Che portenti di conversioni opererà costui? Gli si potrebbe domandare: Ma dunque il pulpito per te è un gioco? Una predica per te è parlare mezz’ora? Come fanno pena certe frasi: che tanta preparazione?! qualcosa lo


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dirò! È il caso di ripetere: La gente fu invitata a tavola, ma la tavola non era preparata. Ho sentito un sacerdote molto buono sostenere che ad un predicatore che non si prepara e ostinatamente non vuol prepararsi come meglio potrebbe, si deve negare l’assoluzione! Ebbene: se si considera che tale negligenza è causa di danno grave a migliaia di persone, danno cui egli è tenuto ad ovviare, si potrà tacciare di rigorismo tale sentenza?...

Se fossimo così negligenti, quale conto non avremmo a rendere al giorno del giudizio! un pastore che lascia morire d’inedia il gregge affamato!

Una domanda: La preparazione è più necessaria per le prediche a gente elevata, ovvero per le prediche al popolino?

Occorre, in entrambi i casi: ma forse più nel secondo: poiché questo ha bisogno che la verità gli venga sminuzzata e spiegata più chiaramente, con esempi più materiali, ecc... e questo esige preparazione lunga.

Un’altra domanda: La preparazione è più necessaria per le prediche lunghe o per le brevi: per es. di dieci minuti? È necessaria in entrambi i casi: ma forse più nel secondo: poiché si tratta di dir molte cose in poco tempo: cose che pure devono esporsi chiare, adatte, con forza.

La preparazione è ancora necessaria per dire bene: cioè per dire con profonda ed attuale convinzione che spanda nel discorso forza, che ispiri le parole più precise e più rispondenti al pensiero, che attragga l’attenzione e persuada l’uditorio.

Qui si può far la questione: ma non sarà utile qualche volta predicare all’apostolica, come facevano


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anche alcuni santi, senza osservare tante regole dell’eloquenza, e senza tanta preparazione?

Si può rispondere: vi è un all’apostolica che si potrebbe meglio dire alla carlona: e questo pur troppo è il senso che difatto più spesso viene a prendere tale espressione. Ciò è affatto e sempre da evitarsi.

Vi è un all’apostolica che suona invece: modo usato per es. dal Curato d’Ars: cioè con preparazione verissima e di tutta la vita: ma senza altra regola d’eloquenza che quella della carità. Questo è modo fruttuosissimo: ma si notino le condizioni:

a) che sia santo il predicatore: solo i santi hanno profondissima persuasione di quanto dicono, persuasione procacciata con lunghe meditazioni e con pratica costante; persuasione che riuscirà a dare alle parole improvvisate un timbro di unzione e quasi di fuoco che scuote;

b) che l’oratore abbia già predicato molto: cioè che coll’esercizio siasi già procurato tale fondo di materia da trovarla pronta ad ogni occorrenza;

c) che predichi ove è conosciuto: poiché in tali luoghi l’aureola della sua vita santa e la riverenza acquistata nel popolo conciliano la benevolenza e l’attenzione dell’uditorio: anzi fanno considerare le parole dell’oratore come parole d’un santo.

Del resto i sacerdoti giovani non devono azzardarsi a tal genere di predicazione; chi ha veramente le doti per farlo vi sarà anzi molto restio.

La preparazione è poi duplice: prossima e remota.

La remota si fa con una vita santa e con lo studio assiduo, specialmente della teologia.

La prossima è quella che si fa immediatamente prima della predica. Anzitutto vien scelto il soggetto. Vi si


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pensi quindi bene sopra, quasi si digerisca ed assimili: poi si prendano, anche per iscritto, le divisioni principali: infine si svolga e si stenda sopra la carta. Riguardo al Vangelo e all’istruzione parrocchiale, che occorrono con regolarità, si potrebbe fare così: nel lunedì leggere il Vangelo e farvi la meditazione sopra: e quindi subito scrivere su d’un foglio l’argomento da scegliere e, se si può, anche le divisioni più generali, confortandole con quelle prove ed applicazioni che subito si presentano. Lungo il rimanente del giorno, il martedì, il mercoledì vi si potrà pensare ogni tanto, parlarne anche col parroco o con altri sacerdoti. Ascoltando le loro applicazioni e pensieri, forse discorrendo col popolo si presenteranno concetti... si troveranno similitudini, si leggeranno fatti sul giornale o libri, che possono servire come spiegazione, prove, ecc...: di tutto si prenda nota e si rimpingui lo schema. Il giovedì poi si potranno svolgere per isteso l’istruzione e la spiegazione: e il sabato si mandino a memoria. Così riuscirà certamente chiara, pratica, sugosa.

Si noti però un’avvertenza: la sostanza della predica deve sempre essere la stessa: ma occorre variare gli accidenti: la predica sia moderna e meglio d’attualità. Cioè nella forma e più nei paragoni, negli esempi, nelle applicazioni: sia tutta la vita del popolo: ne abbia i pensieri, il linguaggio, ecc. Per es. nel tempo di una guerra è molto buono paragonare la vita nostra ad una milizia, ad una lotta tra il cristiano ed i suoi nemici spirituali... mostrando le armi dei nemici, i sotterfugi, ecc.; oggi è molto importante sulla Madonna portare dei fatti di Lourdes; come esempi di morti improvvise è bene scegliere quelli


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narrati dai giornali; giova trarre argomenti da un disastro, da una festa, una dimostrazione, ecc.; se si parla a ricamatrici dire come la vita nostra sia come un ricamo, chi negligenta le maglie, finisce col guastare tutto il lavoro; se si parla ai contadini in tempo di vendemmia dire che come ha miglior raccolto chi lavorò, inferiore chi trascurò, ecc..., così sarà di noi al giorno della raccolta, cioè del giudizio, ecc.




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