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Giacomo Alberione, SSP
Appunti di Teologia Pastorale - II edizione

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Predicatori di mestiere. Vi hanno sacerdoti che consumano la loro vita tutta nel predicare la divina parola. È un ministero santissimo: ma richiede attenzioni.

a) Anzitutto questi predicatori sono in maggior pericolo di lavorare per fini umani: onore, interesse, sola inclinazione. Giacché essi sono molto portati a tal ministero, ricavano da esso il loro sostentamento, vengono sempre lodati da tutti e da per tutto.

b) La loro vita richiedendo continuamente di trasportarsi da luogo a luogo, facilmente si deve ricordare il detto: qui saepe vagantur, raro sanctificantur.10 Lasciano spesso alcuni esercizi di pietà; in quelli che fanno sono più distratti: sovente finiscono col lavorare poco, giacché con ottanta o cento prediche girano tutti i pulpiti e fanno tutti gli esercizi spirituali, mesi, novene di predicazione: tanto che è ben noto il rimprovero di Benedetto XIV ad un prete: Andate, poiché siete ignorante come un predicatore.

c) Sono in pericolo di non dare più l’importanza soprannaturale che ha la parola di Dio: quindi ne vengono quei modi triviali usati talvolta sul pulpito: quindi l’uso di citare per ischerzo le parole della Scrittura conversando: quindi trasformare gli Esercizi spirituali in vere feste: quindi l’altro peggiore inconveniente di non aver di mira nei corsi delle predicazioni di attirare gente al confessionale... e quindi quella ripugnanza che spesso dimostrano a confessare.

Un sacerdote di molta esperienza diceva: Nella mia vita ho sempre veduto generalmente molto più


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fervorosi e zelanti i sacerdoti predicatori che non vagano continuamente.

Ciò non ostante è vero che sono necessari anche quelli che predicano sempre e che tra costoro ve ne ha pure di santi. Devono però schivare i pericoli detti sopra.




10 La citazione esatta è: «Sic et qui multum peregrinantur, raro sanctificantur – Di rado si santificano quelli che vanno sempre in giro a far pellegrinaggi». Cf J. Gersen, De imitatione Christi, libri quattuor, ex off. Salesiana, Augustae Taurinorum 1899, liber I, caput XXIII.






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