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Sac. Giacomo Alberione, Primo Maestro della Pia Società San Paolo Oportet orare IntraText CT - Lettura del testo |
I. – Preparazione al giudizio universale.
Dopo che tutto sarà ridotto a silenzio sulla faccia della terra, usciranno gli angeli dal cielo, daranno fiato alle loro trombe ed intimeranno: Sorgete, o morti, venite al giudizio. «In momento, in ictu oculi, in novissima tuba»7, l'angelo di Dio chiamerà i nostri corpi a parte della gloria meritata colle mortificazioni e col sacrificio. I corpi dei sacerdoti fedeli, i corpi dei religiosi ferventi, i corpi dei cristiani degni meritano pure un premio eterno.
Ma il corpo dei tristi, che fu strumento per tante soddisfazioni illecite,
deve pure avere il suo castigo. Il corpo ai dannati servì piuttosto per
accondiscendere alle voglie sregolate, ai
desideri ed alle passioni. La golosità ne uccide più della spada, la pigrizia ne uccide più ancora della gola, la sensualità ha pure le sue molte vittime. Tutti i dannati dovranno non solo scontare la pena nella loro anima, ma dovranno anche scontarla nel loro corpo.
S. Maria Egiziaca, dopo la sua conversione, si ritirò oltre il Giordano, in luogo deserto, ove si costrusse una cella poverissima, con un piccolo finestrino prospiciente la Valle di Giosafat. Là trascorreva il tempo in occupazioni sante, preghiere, penitenze; ma spesso il demonio la tentava ed una tal vita le veniva a noia. Ella allora si affacciava alla piccola finestra, guardava la Valle e diceva a sé stessa: Maria, là saranno pubblicati i tuoi peccati, se non li lavi con le lacrime della penitenza, se ritorni alla tua vita scandalosa; là dovrai sentire da Gesù Cristo la tua condanna! Questo pensiero le dava forza: e perseverò sino alla fine e divenne santa.
Dice S. Girolamo: «Quoties diem judicii considero, contremisco: semper videtur illa tuba insonare auribus meis: Surgite, mortui, venite ad judicium»8.
Quella tromba mi sveglia al mattino: ed io sorgo alla preghiera ed al
lavoro; quella tromba
mi scuote dalla mia inerzia: ed io divengo operoso; quella tromba mi commuove: ed io piango la mia vita passata, piena di colpe e di infedeltà; quella tromba mi rimbomba all'orecchio: ed io penso al gran giorno del rendiconto finale.
Alla voce onnipotente di Dio, verranno fuori da un medesimo cimitero eletti e dannati. Quali differenze scorgeremo tra gli uni e gli altri! «Omnes quidem resurgemus, sed non omnes immutabimur»9. Si vedranno uscire uomini e donne, fanciulli e fanciulle da tutte le terre, e tutti si avvieranno al luogo del giudizio: «E vidi i morti, grandi e piccoli, stare davanti al trono... e i morti furono giudicati... secondo le loro opere. E il mare diede i suoi morti e la morte e l'inferno diedero i loro morti»10.
Esce dal suo sepolcro quel bambino, vestito di bianco, come i bambini che si accostano alla prima Comunione, candido come un Angelo.
Esce un adulto, coperto di meriti, ricco di ogni virtù; sulla fronte sono scritti i suoi sacrifici, i suoi dolori che splendono come ricchissime perle.
Esce un sacerdote che ha consumato i suoi giorni e le sue forze per le
anime, un sacerdote
che fu tutto carità; ha una stola gloriosa: «Amavit eum Dominus et ornavit eum; stolam gloriae induit eum»11.
Esce un religioso umile, ma glorioso per la corona, le vesti preziose ed il corpo lucente; lieto, agilissimo vola verso il luogo della glorificazione.
S. Francesco d'Assisi, il quale non giunse al sacerdozio per umiltà, ma diede tanti religiosi alla Chiesa, di quale serafica luce risplenderà!
Ma fra tanti eletti, belli, innocenti, adorni di ogni splendore, sbucheranno figure orribili di dannati, puzzolenti, sciancati, schifosi, trascinati dalla potenza di Dio a comparire al giudizio.
Insomma: usciranno dai sepolcri i giusti, ornati delle doti del corpo glorioso: splendore, agilità, leggerezza, immortalità, impassibilità. Ed usciranno pure i tristi, travagliati da ogni tormento, straziati da una sete inestinguibile, ricoperti delle loro lordure, segnati visibilmente delle intenzioni segrete e maliziose aspirazioni, delle macchinazioni ordite col favore delle tenebre.
Io, sacerdote, vivo separato dalla comune degli uomini, rivestito di un
abito sacro; mi
chiamano «reverendo», si levano il cappello al mio passaggio; le turbe mi ossequiano e si ritirano riverenti. Nella chiesa occupo il presbiterio, salgo i gradini, mi accosto all'altare, consacro il Corpo ed il Sangue di Gesù Cristo. Sono un ministro di Dio e dispenso la parola di salute e di vita. Quasi quasi finisco per persuadermi di essere degno di tutti questi onori, di possedere veramente le virtù ed i meriti per compiere questi uffici delicatissimi, di meritare il posto presso Dio. Ma sotto la stola e la pianeta, sotto la cotta ed il camice, bianchi, che cuore si nasconde? santo o indifferente? Forse, anime che si accostano all'altare per ricevere il SS.mo Sacramento dalle mie mani, sono più innocenti di me! sono cuori fedeli a Dio, amano davvero il Signore, odiano davvero il peccato!
Ma viene il gran giorno: «Dies irae dies illa, dies tribulationis et angustiae, dies calamitatis et miseriae, dies tenebrarum et caliginis, dies nebulae et turbinis»12.
In quel giorno si cambieranno i posti e saranno segnati secondo i veri
meriti, poiché il suddito può precedere, allora, il suo sovrano; il penitente
il confessore; il figlio il padre, il discepolo il maestro. «Ascende
superius»13,
sarà detto all'umile; «da huic locum»14, verrà intimato al superbo, che andrà indietro con gran vergogna.
Ecco: «Exibunt angeli et separabunt malos de medio justorum»: alla destra i buoni, alla sinistra i cattivi. Alla destra le anime umili e penitenti; poiché l'umiltà è la tessera. Si può essere umili nell'innocenza e nella penitenza.
Alla destra gli Apostoli, i martiri, i confessori, i vergini, gli angeli buoni, il meglio dell'umanità. Alla sinistra, coi demoni, staranno i sacrileghi, gli apostati, i disonesti, i ladri, la peggior parte dell'umanità.
Dove ci troveremo noi? Ci troveremo nel posto ove ora ci mettiamo. Vi sono
cuori che amano la preghiera, le danno il primo posto; e la loro preghiera è
buona. Sono cuori innocenti, umili, generosi. Il loro posto è già scelto e
Iddio non lo toglierà loro: «Optimam partem elegit, quae non auferetur ab
ea»15. Primo
nella preghiera, significa primo nella distribuzione dei posti. Chi prende il
primo posto in tutto, a tavola, al gioco, meno che nel pregare, s'inganna.
Iddio toglierà il velo e ci mostrerà quali siamo. Iddio scoprirà il cuore
dell'umile e lo mostrerà al mondo, ed
esso avrà gloria «coram simul discumbentibus»16.
Vi sono il confessore e il penitente; quale alla destra e quale alla sinistra? Predicatore e uditore: quale alla destra e quale alla sinistra? Maestro e scolaro: quale alla destra e quale alla sinistra? Scrittore e lettore: quale alla destra e quale alla sinistra? Fratello e sorella: quale alla destra e quale alla sinistra?